Oggi Alitalia e Etihad firmano la loro fusione in un grande gruppo di dimensione mondiale, thumb in grado di sfidare senza complessi tutti gli altri giganti del trasporto aereo, nessuno escluso. Ma le nozze rischiano di essere celebrate con il caos negli aeroporti italiani. Una pioggia di certificati medici chiesti dai lavoratori dell’Alitalia al servizio bagagli di Fiumicino potrebbe aggirare il divieto estivo di sciopero e paralizzare l’ex compagnia di bandiera (perché l’effetto a cascata investirebbe tutti gli scali). La protesta, cominciata nei giorni scorsi come sciopero bianco, è proprio contro l’accordo con Etihad e la perdita di posti di lavoro.
L’Autorità di controllo degli scioperi ammonisce che assenze in massa dei dipendenti costituirebbero «un attentato ai diritti dei cittadini-utenti, in sfregio alla legge che disciplina l’esercizio del diritto di sciopero. Non è tollerabile ricorrere a uno strumento fraudolento». L’Autorità di garanzia «segnalerà ogni abuso alla procura della Repubblica».
Sulla protesta che fa accumulare i bagagli a Fiumicino il presidente dell’Enac Vito Riggio minaccia «duri provvedimenti» e denuncia: «Rovinare le vacanze agli italiani non ha niente a che fare col sindacalismo». E il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi chiede al Ministro della Salute di «provvedere a tutti i controlli» sui certificati di malattia.
Ieri sera, intanto, il consiglio di amministrazione della compagnia italiana si è riunito per dare l’ultimo via libera: si è ancora discusso delle necessità che le banche versino subito una parte dei soldi dell’aumento di capitale.Ma sono nodi che non possono ostacolare una conclusione positiva dell’accordo. Stamattina, poi, si terrà l’assemblea dei soci Alitalia e infine la firma tra l’amministratore delegato della compagnia di bandiera Gabriele Del Torchio e quello di Etihad James Hogan.
Per i vertici della nuova Alitalia, che saranno nominati nei prossimi mesi, sono al momento confermati i nomi di Luca Montezemolo come presidente e Silvano Cassano come amministratore delegato.
La Stampa