CESARE LANZA PRESENTA A ROMA IL SUO “ELOGIO DEL GIOCO D’AZZARDO”
Un talk show per spiegare un equivoco.
Cesare Lanza, giornalista, scrittore e autore televisivo, ha presentato a Roma con la formula del talk show il suo “Elogio del gioco d’azzardo”, libro il cui l’obiettivo dichiarato è quello ragionare sulla campagna di demonizzazione del gambling che imperversa in Italia. Una provocazione la sua: un libro nel quale non ci sono consigli su come vincere, ma una visione del nostro Paese. Da spirito libero e da antiproibizionista convinto, Lanza, si rivolge al proprio pubblico invocando il rispetto delle leggi dello Stato, ma soprattutto chiedendo il rispetto delle libertà individuali, spesso calpestate sull’onda di pregiudizi. Lanza scorre rapidamente un po’ di storia italiana ricordando come anche papi e potenti di ogni epoca utilizzarono i fondi provenienti dal gioco per rimpinguare le casse statali. Per l’autore di “Elogio al gioco d’azzardo” il gioco rappresenta semplicemente una piccola speranza individuale con la quale ogni cittadino può contribuire a finanziare il proprio Stato. Lanza parla di lobby “ambigue e contraddittorie”, definendo “scandalismo” quel processo mediatico teso a minare l’equilibrio del sistema del gioco in Italia. Uno è il pericolo principale nel lento annichilimento del settore: l’avanzata della criminalità organizzata.
Alla presentazione romana del libro di Cesare Lanza sono intervenuti, tra gli altri, la parlamentare di Scelta Civica, Paola Binetti, il critico Vittorio Sgarbi, il cantante Enzo Ghinazzi, il presidente di Federazione sistema gioco Italia, Massimo Passamonti e lo psichiatra Domenico Mazzullo. Sul fronte di vista politico Paola Binetti ha ricordato la battaglia condotta in Parlamento nella precedente Legislatura dai membri della commissione Affari Sociali, una lotta che – come si ricorderà – ha comportato l’inserimento dei Livelli essenziali di assistenza dei malati di gioco compulsivo nel decreto Balduzzi. Di fondo, ha spiegato la Binetti, rimane forte il senso di schizofrenia tra uno Stato che organizza, regolamenta e tassa il gioco, e lo stesso Stato che promuove politiche per curare pazienti incappati nella dipendenza da gambling.
Vittorio Sgarbi, campione di polemica caustica, si è addentrato in quello che lui stesso ha definito un “campo di valori laici”. Lo Stato – è la tesi espressa dal critico d’arte – non può produrre le sigarette, per poi consigliare di smettere di fumare: questo intervento statale non avrebbe senso, e il paradosso sta nel fatto che solo chi, individualmente e liberamente sceglie di giocare, possa decidere di smettere o di andare avanti.
Lo sguardo sul gioco fornito da Domenico Mazzullo è di quelli che quotidianamente incrocia quello delle persone che si rovinano attraverso il gioco. Lo psichiatra rivela un aumento preoccupante tra i suoi pazienti di donne, spesso non più giovanissime, e ancor più spesso sole. Nessuno può obiettare sulla libertà di scelta dell’individuo, ha sottolineato Mazzullo, ma come sempre le nostre libertà terminano dinanzi alle libertà altrui: coinvolgere nei propri stili di vita l’intera famiglia non può essere giustificato.
L’intervento “tecnico” di Massimo Passamonti ha riportato alla ribalta uno dei temi che più da vicino riguarda il settore del gioco. L’attenzione del presidente di Sistema gioco Italia si è concentrato, come molte volte negli ultimi mesi, sulla questione relativa alla tassazione dei giochi, un tema particolarmente delicato su cui si regge l’attuale (precario) equilibrio del mercato italiano del gioco. Per i vertici di Confindustria con i segnali di contrazione che stanno venendo dalle entrare erariali sul gioco «qualsiasi altro intervento sulla tassazione del settore rischia di provocare un ulteriore regressione».
di Alessandro Cini
Il Domani dello Sport 27 – 06 – 2013