COSI’ VINCO DI DOMENICA

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Così vinco di domenica
Cesare Lanza, mind già autore di sei edizioni di Domenica In e ora passato a Buona Domenica, analizza con noi le ragioni del successo del “suo” format e di come sta cambiando il pubblico del dì di festa

Cesare23

di Riccardo Palmieri “RADIOCORRIERE TV”

I fondamenti della tv festiva si sono trasformati. Esigenza di pubblico mescolata a necessità produttive hanno fatto sì che i contenuti di questi contenitori cambiassero connotati. Non che Domenica In sia da meno, però nel confronto tra i due ‘domenicali’ televisivi, Buona Domenica oggi vince negli ascolti. Abbiamo analizzato la questione con Cesare Lanza, autore storico per sei volte nello staff di Domenica In e ora approdato su Canale5.

Quali sono le ragioni del successo di Buona Domenica e come definirebbe i ‘terreni’ di/in gioco?
“Da sempre sono abituato a fare un programma ‘per’ il pubblico e non ‘contro’ un antagonista. La risposta, dunque, è: evidentemente, fino ad ora, abbiamo individuato e convinto meglio degli amici della Rai le fasce di pubblico”.

Dobbiamo considerare i dati dello share in termini generali, assoluti, o piuttosto relativi alla quota del giudizio popolare?
“Non parlo volentieri dello share, la mia natura iper liberale si ribella. è come il giudizio scolastico: siamo sicuri che chi prendeva 10 e lode era uno studente migliore o un giovane di maggior capacità di quelli che prendevano 4? No, direi. Eppure bisognava fare in modo di essere promossi. Idem con lo share: è decisivo, bisogna tenerne conto e vincere. Non è detto che chi vince sia più meritevole, però il risultato è decisivo”.
Il Ring (Buona Domenica) batte l’Arena (Domenica In). Due titoli diversi per due spazi simili, che lasciano comunque feriti sul campo. Il ring evoca il duello, la scherma ‘nobile’, l’arena la brutalità dei gladiatori. Una riflessione sulla loro natura e su quella dei loro protagonisti…

“Il ring appare forse più litigioso, ma non è così: evoca uno sport nobile e leale, è un gioco; l’Arena (che pure inventai io, a misura di Massimo Giletti) è più cruenta, c’è maggior cattiveria, anche se nascosta. Non a caso da lì sono partite – è il vizietto di Massimo, anche nelle interviste e nelle polemiche – frecciatine contro chi non è presente, e anche contro di noi. Forse perché Giletti preferisce fare un programma ‘contro’ anziché ‘per’ il suo pubblico…”.

Domenica In è orfana della Venier e la Bianchetti deve plasmare una sua identità precisa (mentre la squadra di Buona Domenica e Paola Perego hanno già un’immagine forte e consolidata). Non pensa che ciò costituisca una parte delle ragioni del successo che stiamo analizzando?
“No. E chiedo scusa ai miei colleghi, ma io da sempre stimo, apprezzo e sostengo Lorena Bianchetti. Il problema, se c’è un problema (chiedo ancora scusa) è autorale. Lorena è, potenzialmente, un fenomeno: andrebbe utilizzata diversamente. Se un giorno dovessi occuparme io, assistereste a un boom. Mi dispiace sinceramente per lei perché non è posta nelle condizioni di esprimersi”.

Quali sono i limiti e quali le potenzialità di un talk che rischia sempre più di assomigliare a un reality? Su quali criteri si è basato e fatto lavorare il team di autori per scrivere questo tipo di ‘partitura’?
“Penso semplicemente che le imprevedibilità siano il sale e il pepe di programmi di questo tipo. Sul ring succede qualsiasi cosa, la sceneggiatura deve lasciare aperte le varie possibilità, Paola è straordinaria (la migliore!) nel saper gestire le situazioni impreviste o imprevedibili senza perdere la calma e orientando la rotta verso sviluppi successivi… C’è il copione, ma si recita a soggetto”.

Lo spazio dedicato alle giovani generazioni è senz’altro la parte più innovativa. Avverte particolari responsabilità sociali nella forma comunicativa di tali contenuti? Possiamo considerare anche la presenza di questo spazio tra i motivi dell’incremento di ascolto di Buona Domenica?
“Credevo molto in questa innovazione: la parola ai ragazzi senza filtri di nessun genere, genitori, religiosi, psicologi, educatori, opinionisti… Niente: parlano loro e stop. Mi piacerebbe molto fare un programma congegnato in modo da lasciare libertà assoluta ai ragazzi di esprimersi come vogliono, anche senza le prudenze imposte dal contenitore”.

Una breve descrizione-ritratto di Paola Perego in riunione.
“Una professionista esemplare: lavora a ritmi maniacali, come conduttrice e anche come autrice, si prepara, prova. In riunione è sempre di buon umore, ha un eccezionale controllo dei nervi, ascolta le critiche, non è permalosa, è piena di idee, intuitiva, maliziosa, simpatica, spiritosa, determinata… non è innamorata di se stessa, ma protesa a migliorarsi, è generosa e poi mi dimostra una fiducia quasi totale!”.

I flussi di pubblico sono cambiati, i grandi contenitori devono essere sempre più dinamici. Come evolve realmente la situazione?
“Questo è ‘il’ problema. Una volta c’era un pubblico che si accasciava in poltrona subito dopo l’abbacchio, davanti a Raiuno e poi davanti a Raiuno e Canale5, e si appisolava o guardava il programma domenicale, più o meno stabilmente davanti al video, fino al telegiornale della sera. Adesso il pubblico cambia di ora in ora, le proposte tivu spaziano su molti altri canali… non è facile conquistare la fedeltà dei telespettatori. La formula in cui credo è l’alternanza continua di divertimento e riflessione (con provocazioni anche molto forti) per non stancare. Ma i programmi della domenica sono destinati a cambiare, forse in maniera rivoluzionaria”.

Gli altri autori visti da Cesare

Roberto Cenci, regista e autore: “Carattere forte, schietto come me, dunque mi piace, lo conoscevo di fama, e’ una scoperta, diventeremo amici”.

Gianfranco Scancarello: “Il centrocampista indispensabile di ogni squadra, un motore perpetuo”.

Stefano Jurgens: “Grande amico, gli consento qualsiasi scherzo, mi ha perfino ribattezzato King-gong! Una firma, un purosangue”.

Silvia Zavattini: “Sangue blu, le farei un contratto personale a vita di vent’anni, vorrei lavorare sempre con lei, tanto e’ brava e completa”.

Marco Salvati: “I tormenti del giovane Marco….Grande battutista, ha molte idee, e’ forte ma diventera’ grande quando riuscira’ a far pace con se stesso”.

24-10-06


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