di Cesare Lanza
Scommettiamo che la cessione di Leonardo Bonucci dalla Juventus al Milan non sarà decisiva per l’esito del campionato? Con tutta l’ammirazione per il campione, mi sembra esagerato investire 40 milioni per un difensore di trent’anni, legandolo addirittura a un contratto per cinque stagioni. Denaro che si poteva spendere per un attaccante da una ventina di gol. Non invidio Montella: il Milan cinese gli sta mettendo a disposizione una straordinaria accozzaglia di campioni, veri e presunti. Esagerazioni già viste nell’Inter, senza un briciolo di successo. Forse la Juve si indebolirà, se Daniele Rugani non saprà cogliere la straordinaria occasione che gli viene offerta su un piatto d’argento. Credo nella «squadra» più che nei singoli. Per di più Bonucci, senza neanche aver messo piede a Milanello, è stato nominato capitano d’ufficio. Sono mortificazioni gratuite (vedi la designazione irragionevole di Mauro leardi nell’Inter) che, alla «squadra», di solito non piacciono. Colgo l’imprevedibile occasione per togliermi un sassolino dalla scarpa.
L’anno scorso scrissi ripetutamente di un preoccupante malessere, nello spogliatoio della Juve. E affrontai con schiettezza l’alterco tra Bonucci e Massimiliano Allegri. Mai visto un giocatore con la presunzione di decidere i cambi dal campo. E mai visto un allenatore che replichi furiosamente: «Zitto, testa di c., pensa a giocare!». Sono incidenti che non possono non lasciare strascichi. Gli ultra juventini reagirono inviperiti, con me. Ma il malessere c’era ed era fortissimo. Bonucci se l’è svignata, appena possibile. Dani Alves idem e spara a zero. Paulo Dybala è inquieto. Le mie fonti, a Torino, erano dunque ottimamente informate.
di Cesare Lanza, LaVerità