Quando dice che in Italia gli avversali si scansano, il capitano sprona i suoi: con questo gioco in Europa è dura. Nessun complotto, sbagliala società a prendersela con il cronista della «Gazzetta»: ha fatto il suo lavoro
Che nessuno tocchi Caino e soprattutto nessuno mi chieda, o si aspetti, che io possa parlare male di Gigi Buffon. È il più grande portiere di calcio oggi nel mondo, tra i più grandi della storia: scandaloso che non sia stato premiato col Pallone d’oro. Ma, soprattutto, è un uomo vero, che ha saputo crescere, cancellando (succede raramente, non solo nel calcio, ai giovani che conquistano un precoce successo) gli errori di gioventù, di arroganza e superficialità. Da molti anni è un leader, forte, rispettato, un dirigente in campo e fuori. Uno che non parla mai a caso, Gigi. E anche questa volta, nell’ultima polemica che sta infiammando il mondo del calcio, non saprei rivolgergli una pur minima obiezione. Ma eccoci ai fatti. La Gazzetta dello sport ha riferito che, dopo il deludente (vogliamo dire mortificante?) pareggio della Juventus contro il Lione, il capitano Buffon avrebbe fatto una strigliata ai suoi colleghi dicendo, tra l’altro, che in Champions League c’è una grande differenza rispetto all’Italia: nel nostro campionato «le squadre si scansano, in Europa no», e se non ci sarà maggior sacrificio, maggior determinazione, la Juve non andrà da nessuna parte. Cosa c’è di riprovevole? Per me, assolutamente niente. Il grande club torinese, invece, ha reagito con un’aspra, esagerata smentita. E le uniche parole riprovevoli sono proprio quelle usate nel comunicato stampa: là dove si arriva ad affermare che l’unico obiettivo dell’articolo, bollato come «faiso», è stato quello di alimentare pregiudizi denigratorii nei confronti della Juventus. Addirittura! Accidenti! «Alla faccia del bicarbonato di sodio», direbbe Totò, e forse questo è il miglior commento, per sdrammatizzare l’incredibile smentita juventina. Infatti: quale autorità, quale credibilità ha la Juve per affermare che il glorioso giornale sportivo sia spinto dall’obiettivo di alimentare pregiudizi denigratori? L’ipotesi di un complotto non è solo offensiva, ma ridicola. Una cronaca può essere esatta o inesatta, ma la storia della Gazzetta e la qualità dei suoi giornalisti escludono che il movente possa essere un intento denigratorio, scorretto e disonesto. Difatti, immediata, è stata la contro smentita, ovvero la conferma dell’articolo. Ho già scritto, da buon scommettitore, che la Juventus non vincerà il campionato o faticherà molto, pur essendo stata valutata all’unanimità assai più forte delle rivali, irresistibile, pressoché imbattibile. Confermo quella intuizione. E questi nervosismi mi danno ragione. La Juve è in vetta alla classifica, ma ha già perso due partite, con le due squadre, Inter e Milan, «che non si sono scansate», come ha detto Buffon. Gigi ha ragione: in campionato forse il rendimento della Juventus basterà, in Champions League ci vuole ben altro. Aggiungo che la Juve in troppe altre partite ha giocato male, è stata fortunata. Gonzalo Higuain e Miralen Pjanic, i due campioni strappati al Napoli e alla Roma, stentano e non si sono ambientati. Gonzalo, pur spaesato, ha comunque firmato molti gol, Pjanic è un fantasmino indecifrabile. E poi… Troppi antagonismi, troppi campioni, troppe scontentezze sotto pelle. Come già l’anno scorso, Buffon ha fatto bene a intervenire e a lanciare l’allarme; se la strigliata è diventata pubblica, il merito è di un bravo cronista, non certo un complotto della rosea. Cosa sia un portiere in campo lo ha ben cantato Umberto Saba: «II portiere su e giù cammina come sentinella/ il pericolo lontano è ancora./ Ma se in un nembo s’avvicina, oh allora/ una giovane fiera si accovaccia / e all’erta spia». Se volete saperne di più, leggete Albert Camus e Vladimir Nabokov, che in gioventù furono portieri e ben conoscono la complessità del ruolo. Gianluigi \Buffon, fuori dal campo, è qualcosa di più di un portiere. È un dirigente, ormai, e di acuta intelligenza. Ripeto: non parla mai a vanvera, ha carisma e vigore. Diventerà un dirigente di fama in Europa e nel mondo, e posso dire, fidatevi, che la prospettiva non gli dispiace affatto.
Cesare Lanza, La Verità