di CESARE LANZA
Scommettiamo che esiste un’Italia, geniale e tenace, che non si arrenderà mai? Chi mi segue conosce il mio pessimismo, sa che di norma non prevedo un lieto fine. La decadenza italiana mi sembra irreversibile. Ma la colpa è mia. Il mio amico Stefano Lorenzetto mi insegna che ci sono italiani, dotati di straordinario talento e di formidabile tenacia. La colpa è mia perché ormai, impigrito e deluso, vivo tra casa e studio e vedo solo l’inferno che mi circonda: gli stupidi dibattiti in tivù, i telegiornali ossequiosi verso il potere, la sporcizia nelle strade, l’arroganza dei giovani, le astuzie infime non solo per tirare a campare ma per fregare il prossimo, il disastro nei trasporti, negli ospedali, nelle scuole… Ma basta alzare le chiappe, spostarsi dalle diaboliche metropoli e puoi trovare, in provincia, realtà meravigliose che mai avresti immaginato. Ed ecco la mia avventura di ieri, nelle Langhe, a due ore da Milano. Un paesino, Treiso, vicino ad Alba, immerso nel buio. Un invito di un mio amico buongustaio, Andrea Cornellli, per gustare i tartufi, in un ristorante che si chiama La ciau del Tornavento. In compagnia di un enologo, Roberto Mostini. Mi sembrava di essere a Parigi! Una sala elegante e piena, una cinquantina di posti. Camerieri solleciti. Vini eccellenti e cibi prelibati: il profumo del tartufi si sentiva dall’esterno, 28 tuorli di uovo per preparare i tagliolini. E perciò qui vengono da mezza Europa. L’autore del capolavoro si chiama Maurilio. Sono tradito dal piacere delle pietanze? Sarà. Ma fino a quando ci sono uomini come lui, ricchi di passione, creatori di luoghi famosi per eccellenza, la nostra tormentata Italia certo è in ginocchio, ma non finirà al tappeto.
di Cesare Lanza, La Verità