Confermata in via definitiva l’assoluzione dall’accusa di corruzione di Raffaele Fitto, leader di Direzione Italia ed ex ministro degli Affari regionali, nell’ambito del processo ‘La Fiorita’. La sesta sezione penale della Cassazione ha confermato in larga parte la sentenza della Corte d’appello di Bari del 29 settembre 2015, che aveva assolto Fitto da alcuni capi di imputazione e dichiarato la prescrizione di altri. La Suprema Corte ha accolto solo un punto del ricorso della Procura generale di Bari: i giudici del capoluogo pugliese, in sede di rinvio, dovranno ripronunciarsi sull’accusa di peculato, reato che in appello era stato riqualificato in abuso d’ufficio. Accolto anche un motivo del ricorso di Fitto, riguardante l’erogazione di 300mila euro: su questo punto, relativo a un capo di imputazione su un finanziamento illecito ai partiti prescritto, dovra’ decidere il giudice civile. E’ stata quindi confermata anche l’assoluzione dell’imprenditore Giampaolo Angelucci: l’accusa rivolta a Fitto, che all’epoca dei fatti era Governatore della Puglia, era quella di avere ricevuto una somma complessiva di 500mila euro da aziende riconducibili ad Angelucci durante la campagna elettorale del 2005, quando Fitto non venne riconfermato presidente della Regione Puglia, incarico che ando’ a Nichi Vendola. Negli anni precedenti, le aziende sanitarie di Angelucci avevano vinto un appalto da 198 mln per realizzare 11 residenze sanitarie assistite.