Gli azionisti potranno sottoscrivere 13 azioni nuove ogni cinque in portafoglio. L’operazione partirà il 6 febbraio per chiudersi entro il 10 marzo. Maxi contratto di garanzia con il folto gruppo di banche che curano la ricapitalizzazione
Giornata di Borsa all’insegna della volatilità per Unicredit, all’indomani della comunicazione dei dettagli sull’aumento di capitale. Il titolo ha aperto in calo dell’1,2% per poi recuperare e oscillare dunque sopra e sotto la parità.
Nella serata di mercoledì il consiglio di amministrazione di Unicredit ha approvato le condizioni e il calendario dell’offerta di azioni ordinarie in opzione ai soci. Le nuove azioni per l’aumento di capitale da 13 miliardi di euro, in partenza il 6 febbraio, verranno offerte a un prezzo di 8,08 euro con uno sconto del 38% sul terp, il prezzo teorico ex diritto (theoretical ex right price) delle azioni ordinarie Unicredit, sulla base del prezzo ufficiale di borsa del 1 febbraio 2017, nella parte alta della forchetta ipotizzata negli ultimi giorni che era tra il 30% e il 40%.
Agli azionisti verrà offerta la possibilità di sottoscrivere 13 nuove azioni per ogni cinque titoli in portafoglio.
Sempre ieri è stato sottoscritto il contratto di garanzia relativo all’operazione. “Lo sconto sul terp – notano gli analisti di icbpi – e’ solo leggermente più alto delle ipotesi circolate sulla stampa nel corso delle ultime settimane. Ricordiamo comunque che lo sconto di emissione è una variabile del tutto ininfluente per le decisioni degli azionisti, che dovrebbero semmai valutare motivazioni e progetti sottostanti all’aumento di capitale proposto dall’emittente”.
La Fondazione Cariverona ha fatto poi sapere che parteciperà all’aumento di capitale in modo parziale rispetto alla propria quota e con un investimento fino a 220 milioni di euro. “Fondazione Cariverona, subordinatamente all’autorizzazione già richiesta al Ministero dell’Economia e delle Finanze, sottoscriverà fino al 73% delle nuove azioni che verranno offerte in opzione da UniCredit con riguardo alla partecipazione del 2,23% attualmente detenuta dalla Fondazione”.
La Repubblica