Secondo il Financial Times Dublino si appresta ad affiancare il colosso di Cupertino per scongiurare il pagamento di 13 miliardi di tasse non “richieste”
Il governo irlandese ha deciso, in linea di principio, di fare appello contro la decisione della Ue di richiedere alla Apple 13 miliardi di tasse non versate a Dublino. Lo scrive il Financial Times online, spiegando che la mossa è stata sostenuta soprattutto dai ministri con più “peso” all’interno dell’esecutivo del premier Enda Kenny. La prossima settimana il Parlamento si riunirà per discutere il caso Apple.
Dublino ha poco più di due mesi di tempo per presentare un ricorso, ma alcuni elettori irlandesi sono stupiti dal comportamento dell’esecutivo che rinuncerebbe a incassare un cifra monstre, che equivale al finanziamento dello scorso anno al settore sanitario.
Tuttavia il ministro delle Finanze, Michael Noonan, aveva preannunciato che avrebbe combattuto ogni decisione avversa ad Apple già a partire dal 2014, quando l’Ue aveva iniziato a indagare sulle tasse irlandesi pagate dal gigante tecnologico degli Stati Uniti. Obiettivo di Noonan è proteggere un regime fiscale che ha attirato un gran numero di datori di lavoro multinazionali nel Paese, che occupano in Irlanda il 10% della forza lavoro.
Il governo necessita del sostegno parlamentare – Con la scelta di affiancare Cupertino nell’appello contro Bruxelles, il governo dovrebbe avere il sostegno in Parlamento, oltre che della formazione più importante della coalizione, Fine Gael, del partito di opposizione, Fianna Fail, pronto a sfidare l’Ue. Tuttavia l’Independent Alliance, che permette al governo di minoranza di stare in piedi, ha dichiarato per bocca della ministra dei Trasporti, Shane Ross, che “le multinazionali dovrebbero pagare la propria giusta quota di imposte”. In pratica, il ricorso contro l’Ue dovrebbe passare ma potrebbe mettere a rischio l’esecutivo.
L’Ue respinge le “accuse” dell’ex commissario Kroes – Intanto la Commissione Ue ha respinto anche il “fuoco amico” dell’ex commissario alla concorrenza, Neelie Kroes. L’ex capo dell’Antitrust europeo, che adesso lavora per Uber, aveva scritto sul giornale britannico Guardian che “gli Stati membri Ue hanno il diritto sovrano di determinare le proprie leggi fiscali. Gli aiuti di Stato non possono essere usati come pretesto per riscrivere le regole”. La replica da parte del portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, è stata lapidaria: “Siamo consapevoli che può essere a volte difficile conciliare il ruolo di un ex commissario con la tentazione di esprimere pubblicamente le opinioni per coloro che nella Silicon Valley o altrove si oppongono le decisioni della Commissione”.
Tgcom24