La denuncia di un’associazione dei consumatori norvegesi. Tra i punti critici anche l’ambiguità delle politiche sulla privacy e la mancata eliminazione dei dati degli utenti alla cancellazione degli account
È tra le app preferite dagli sportivi: oltre 40 milioni di utenti sparsi in tutto il mondo la consultano abitualmente per misurare – e spesso mostrare sui social – i loro progressi nella corsa a piedi o in bici. Attraverso il sensore Gps è possibile infatti misurare parametri come velocità e tempi, ma anche comprendere quante calorie sono state bruciate o impostare programmi di allenamento. Una vera e propria miniera di dati sulle caratteristiche fisiologiche e sulle attività degli utenti che ora però rischia di mettere nei guai la società americana FitnessKeeper, titolare dell’applicazione. L’accusa viene dal Nord Europa, dalla Norvegia. Qui l’associazione dei consumatori ha contestato alla app di trasmettere informazioni sulla vita privata degli utenti anche quando è inattiva, mettendo a repentaglio la loro vita privata. Secondo l’associazione, l’applicazione continuerebbe a geolocalizzare gli utenti anche al di fuori delle attività sportive, trasmettendo i loro dati personali. Le informazioni ricavate sarebbero conservate a tempo illimitato per essere poi inviate negli Usa a scopi di marketing.
”Ognuno sa che Runkeeper traccia i dati personali degli utenti mentre fanno esercizio fisico, ma continuare anche dopo la fine della sessione di allenamento non è corretto. Non è solo una violazione di legge, siamo sicuri che anche gli utenti non vogliono che i loro dati personali vengano raccolti in questo modo e trasmessi ai grandi gruppi pubblicitari”, ha dichiarato il presidente Finn Myrstrad, responsabile delle politiche digitali dell’associazione.
Tra i vari punti critici definiti dall’accusa ci sono l’assenza di chiarezza della app nella definizione di ”dati personali”, la mancata cancellazione delle informazioni sugli utenti quando si chiude un account e il diritto di cambiare arbitrariamente le politiche della privacy senza adeguati avvisi. Punti critici che potrebbero violare tanto le legislazioni del Paese scandinavo, quanto le norme europee in materia. Un’evidenza che ha costretto Jason Jacobs, titolare della società che detiene la app, a intervenire: ”Vogliamo rispettare le leggi, stiamo verificando le accuse e abbiamo intenzione di cooperare con le autorità norvegesi”, ha dichiarato al sito Ars Technica.
Runkeeper non è la prima app a finire nel mirino delle autorità europee. Anche Tinder e Happn, popolari app di incontri online sono finite sotto accusa, rispettivamente in Norvegia e in Francia, per aver trasferito dati personali, senza l’autorizzazione degli utenti, negli Usa. E se l’eventuale azione legale non si annuncia semplice, dato che la app ha sede legale negli Stati Uniti e nessuna filiale in Europa, potrebbe comunque avere il pregio di aprire gli occhi ai consumatori. Perché sulla gestione dei nostri dati personali si gioca una partita importante che dalle nostre esperienze digitali sconfina sempre più nelle nostre vite reali. E la partita sembra appena cominciata