L’ex presidente per la prima volta interviene nella campagna elettorale. Snobba gli attacchi di Trump sul caso Lewinsky e esalta le qualità della moglie
La voce, search a tratti, è quasi un soffio. «Io sono solo un nonno felice». E per un momento, a guardarlo sul palco, con la giacca marrone, il gilet in tinta e la camicia a quadretti, sembra davvero così. Bill Clinton, settant’anni il prossimo 19 agosto, presidente acclamato per le sue politiche pubbliche e messo in discussione per i suoi comportamenti privati, in realtà dimostra di non aver dimenticato proprio nulla del vecchio mestiere. Quaranta minuti sul palco dell’Università di Nashua, nel New Hampshire, sono sufficienti per dare un tono più accattivante e forse anche un cambio di passo alla campagna elettorale della moglie, Hillary Clinton.
Un ponte con Obama Il quarantaduesimo presidente degli Stati Uniti, due mandati dal 1993 al 2001, parla a braccio, sbirciando di tanto in tanto gli appunti pieni di cifre e di riferimenti che usa per costruire un ponte politico e culturale tra gli anni della sua amministrazione e quella di Barack Obama. Soprattutto l’Obama degli inizi, affiancato dal Segretario di Stato, Hillary Clinton. Ma i numeri sull’occupazione, sulla crescita dell’economia, sui progressi della copertura sanitaria sono solo la cornice del primo intervento «in solitaria» di Bill Clinton. La sostanza, invece, vira rapidamente sul personale, quasi sul confidenziale.
Gli attacchi di Trump Ancora oggi l’avversario numero uno, il candidato repubblicano Donald Trump, ha attaccato con durezza Bill, definendolo «un depravato» e richiamando la vicenda della stagista Monica Lewinsky. L’ex presidente Clinton, invece, non ha mai nominato Trump, schivando la rissa con poche parole «non sono arrabbiato con nessuno» e concentrandosi sulle qualità di Hillary. «Voglio dirvi che non conosco una persona in questo Paese che abbia le competenze e il temperamento di Hillary per diventare presidente». Trump sconfina nel privato? Bene, Bill Clinton lo asseconda, ma per cercare di ottenere un effetto opposto sull’opinione pubblica. E l’unico modo per farlo è semplicemente saltare gli anni della presidenza e tornare indietro al 1971, quando incontrò nella biblioteca dell’Università di Yale, una studentessa di legge, Hillary Rodham. «Ho subito pensato che fosse una persona fantastica. Lei è sempre stata capace di migliorare ogni cosa che tocca. Aveva la possibilità di raggiungere qualsiasi traguardo, ma ciò che veramente l’appassionava era fornire assistenza legale alla povera gente».
Politica trasparente e inclusione sociale Questa «sensibilità», questa «capacità di migliorare le cose» rendono Hillary Clinton la candidata di cui ha bisogno l’America del 2016. Un Paese che «non può perdere la sua reputazione», che deve «restare una terra aperta», con «un ceto politico trasparente e in grado di realizzare quello che promette», con «un’economia inclusiva, che spinge la crescita, che promuove il benessere delle fasce più deboli». La sicurezza nazionale, nella lista di Bill, viene solo al terzo posto. Qui la garanzia sono «l’incredibile lavoro di Hillary come segretario di Stato» e, soprattutto, «il suo carattere». E qui Bill guarda l’uditorio con complicità, come dire: fidatevi, io ne so qualcosa.
di Giuseppe Sarcina “Corriere della Sera”