Davanti a Cgil, Cisl e Uil il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ci ha messo la faccia, impegnandosi a reperire le risorse necessarie sia per i rinnovi contrattuali della sanità, sia per portare dentro case e ospedali di comunità i professionisti che occorrono a farle funzionare. Una mano la dovrebbe dare la crescita superiore alle attese del Pil al quale è agganciato il fondo sanitario nazionale. Ma servirà anche altro, perché solo per recuperare la quota di salario corrosa dall’inflazione serviranno secondo i calcoli dei sindacati tra i 6 e i 7 miliardi. E soldi occorreranno anche per far lavorare nelle nuove strutture territoriali 38 ore a settimana gli specialisti ambulatoriali oggi retribuiti per molte meno ore, mentre un costo lo avrebbe anche il passaggio alla dipendenza dei giovani medici di famiglia.
Intanto sono stati aperti tre tavoli di confronto, sui contratti del pubblico, del provato e sulle liste d’attesa. «Abbiamo chiesto una forte accelerazione degli investimenti collegati al Pnrr, un tesoretto da 20 miliardi che vanno impegnati per rilanciare l’Ssn» ha dichiarato il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra. «Vogliamo investire sul capitale umano e dare ai cittadini una sanità migliore», ha affermato Schillaci, mentre per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini si è trattato di «un incontro deludente. Motivo in più per manifestare sabato».
Paolo Russo, Lastampa.it