L’esposizione all’inquinamento atmosferico potrebbe essere collegata a un rischio più elevato di sviluppare la malattia di Parkinson. Questo inquietante risultato emerge da uno studio, presentato al 75° Congresso dell’American Academy of Neurology e condotto dagli scienziati del Barrow Neurological Institute di Phoenix, in Arizona. Il team, guidato da Brittany Krzyzanowski, ha esaminato gli effetti del particolato fine PM2,5 sulla salute umana, e, in particolare, sulla probabilità di sperimentare i sintomi associati alla malattia di Parkinson. Il particolato fine, spiegano gli studiosi, proviene dai gas di scarico dei veicoli a motore, dalla combustione nelle centrali elettriche e dagli incendi boschivi. I ricercatori hanno utilizzato metodi geografici per stimare la correlazione tra il tasso di insorgenza della malattia di Parkinson e i livelli regionali di inquinamento atmosferico. “Abbiamo identificato un hot spot ad alto rischio nella Mississippi-Ohio River Valley – riporta Krzyzanowski – dove si registrano soglie piuttosto elevate di inquinamento da particolato fine”. Il gruppo di ricerca ha considerato i dati relativi a oltre 22,5 milioni di persone iscritte a Medicare nel 2009. 83.674 pazienti erano affetti da malattia di Parkinson. Gli esperti hanno quindi diviso i partecipanti in quattro gruppi in base all’esposizione media annuale all’inquinamento atmosferico, che variava da cinque a 19 microgrammi per metro cubo. Nel periodo di indagine, sono stati segnalati 359 e 434 nuovi casi di Parkinson ogni 100 mila persone rispettivamente nelle sotto-coorti a minore e maggiore esposizione al particolato fine. Dopo aver tenuto conto di altri fattori che potrebbero influenzare l’insorgenza della malattia, gli studiosi hanno stimato che i livelli più alti di inquinamento atmosferico erano correlati a una probabilità del 25 per cento più elevata di sviluppare la condizione. “Il nostro lavoro – sottolinea Krzyzanowski – evidenzia il legame tra il particolato fine e un incremento dei rischi per la salute. Speriamo che questi dati favoriscano una maggiore comprensione dei rischi regionali in modo da ispirare i decisori politici a investire in strategie di riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico”.