Torna l’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato lo schema di disegno di legge di delegazione europea che contiene pure la delega per la reintroduzione nel nostro ordinamento dell’indicazione obbligatoria. Un obbligo che riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano tant’è che a breve partirà la notifica della norma alle autorità europee per la preventiva autorizzazione. «La scomparsa dell’obbligo di indicare in etichetta lo stabilimento di produzione era stata provocata – ha ricordato la Coldiretti – dall’entrata in vigore il 13 dicembre 2014 delle norme europee sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori del Reg. UE 1169/2011. Senza l’intervento normativo nazionale sarebbe impossibile riconoscere nel cibo in vendita l’origine dei prodotti agricoli impiegati ed anche il luogo di trasformazione e confezionamento, rendendo di fatto più facile – sottolinea l’associazione – spacciare come italiani prodotti stranieri». Il via libera, secondo Coldiretti, risponde alle aspettative dell’87% degli italiani che lo avevano chiesto con una consultazione pubblica ma è anche una misura a costo zero che sostiene l’occupazione e la competitività del made in Italy. «Inizia – ha detto il presidente dell’associazione Roberto Moncalvo – un percorso di trasparenza che abbiamo fortemente sostenuto con la nostra mobilitazione al Brennero per arrivare al più presto anche all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i prodotti agricoli ed alimentari che è peraltro la principale richiesta che viene dall’importante consultazione pubblica promossa dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina». Critica invece Confcommercio: « questo provvedimento non solo non è una misura che aumenta la competitività del made in Italy, ma rischia anche di tradursi in costi e oneri aggiuntivi per i soli operatori nazionali considerato che la norma si potrà applicare solo ai prodotti confezionati in Italia non essendo prevista a livello europeo e configurandosi, pertanto, come un chiaro caso di gold plating. Per questi motivi Confcommercio chiede che venga quanto meno assicurato a tutte le imprese della distribuzione italiana un congruo lasso di tempo per smaltire i prodotti già etichettati (senza l’indicazione dello stabilimento) e critica fortemente l’ipotesi, peraltro non prevista nel regolamento 1169 del 2011, dell’introduzione di un obbligo generalizzato di indicazione dell’origine degli ingredienti. Materia che, in ogni caso, impone un ampio confronto con tutti i soggetti interessati».
(IlCorrieredellaSera)