Le raccomandazioni e le norme indicate come necessarie per arginare la diffusione del coronavirus si basano su basi scientifiche superate che non riflettono più lo stato attuale delle conoscenze. A questa conclusione, riportata in un articolo pubblicato sull’International Journal of Multiphase Flow, è giunto un team internazionale di ricercatori affiliati alla Technische Universität Wien (TU Wien), all’Università della Florida, alla Sorbona di Parigi, alla Clarkson University e al Massachusetts Institute of Technology di Boston, che hanno sviluppato un nuovo modello migliorato della propagazione delle goccioline infettive e dimostrato che, sebbene l’uso dei dispositivi di protezione e il mantenimento delle distanze siano utili, queste misure non bastano ad azzerare le possibilità di contagio. “Anche se si indossa una mascherina – spiega Alfredo Soldati dell’Istituto di meccanica dei fluidi e trasferimento di calore presso la TU Wien – le goccioline infettive possono diffondersi per diversi metri e rimanere nell’aria più a lungo di quanto si pensasse. La nostra comprensione della propagazione delle goccioline che è stata accettata in tutto il mondo si basa su misurazioni degli anni ’30 e ’40, quando le misurazioni erano meno precise”. Gli esperti spiegano che è fondamentale adattare i modelli di diffusione alle ultime ricerche per comprendere meglio la propagazione di COVID-19. “Dal punto di vista della meccanica dei fluidi, la situazione è complicata – aggiunge Soldati – le particelle sono liquide, ma si muovono tramite un gas, per cui anche le più piccole possono contenere agenti infettanti, che possono diffondersi per diversi metri e restare in aria per lungo tempo. Una particella con un diametro di 10 micrometri, ad esempio, impiega circa 15 minuti a posarsi a terra”. L’autore sottolinea che quindi è possibile entrare in contatto con il virus anche quando si osservano le regole di distanziamento, per esempio entrando in un ascensore che è stato frequentato da un soggetto infetto. “Raccomandiamo cautela e attenzione – afferma il ricercatore – le mascherine sono utili perché impediscono il passaggio di goccioline di grandi dimensioni, e sicuramente mantenere la distanza di sicurezza rappresenta un atteggiamento coscienzioso, ma i nostri risultati dimostrano che nessuno di questi comportamenti garantisce protezione assoluta”. “Le decisioni sulle misure di protezione COVID-19 sono basate principalmente su studi nei campi della virologia e dell’epidemiologia – conclude Soldati – ci auguriamo che anche le informazioni della meccanica dei fluidi possano essere prese in considerazione”.