Nel secondo trimestre 2020 la fiducia dei consumatori italiani scende a quota 54 punti, ben 16 in meno rispetto al trimestre ottobre–dicembre 2019, periodo non ancora interessato dalla pandemia di Covid-19. In picchiata anche la media dell’indice di fiducia mondiale (-15 punti rispetto a fine 2019, attestandosi a 92 punti), e quella a totale Europa (-12 punti, attestandosi a 74 punti). Tra i principali Paesi europei, la Germania fa registrare 15 punti in meno, scendendo a quota 87; stesso declino anche per la Gran Bretagna, che arriva a 84, mentre si registra una flessione di 13 punti per la Francia, che si attesta a 70 punti. Tuttavia, è la Spagna a registrare la perdita maggiore: –24 punti, con l’indice in calo a 62. Diminuiscono, al contrario, di 10 punti quanti prevedono una situazione economica positiva nei prossimi 12 mesi (23%), e credono nella ripresa del mercato del lavoro (12%, -5 punti). In merito alla principale preoccupazione, un quarto degli italiani (25%) identifica quella relativa alla salute, in accelerazione di 15 punti, così come quella per l’economia (+12 punti, raggiungendo quota 25%). Seguono poi l’apprensione per il posto di lavoro, indicata dal 17% degli italiani come prima preoccupazione, anche se in diminuzione di 1 punto rispetto a fine 2019, e quella relativa all’istruzione e al benessere dei figli (4%, -3 punti). Tutte al 3%, invece, le seguenti preoccupazioni: riscaldamento globale (-4 punti), equilibrio tra vita professionale e personale (- 3 punti), debiti (stabile), aumento dei costi delle utenze (-3punti), stabilità politica (-3 punti). Scende al 2% la preoccupazione per la criminalità (-4 punti) e quella per l’immigrazione (-5 punti), oltre che il timore verso atti terroristici (1%, -3 punti).
La propensione degli italiani al risparmio, si legge ancora nella Survey, risulta in netto aumento: il 73% dichiara infatti di adottare misure per risparmiare (+15 punti rispetto all’ultimo trimestre del 2019). Quanto alle principali misure adottate dagli italiani, raggiungono il 63% (+11 punti) coloro che dichiarano di avere ridotto le spese per i pasti fuori casa, il 54% coloro che intendono risparmiare sull’abbigliamento (+1 punto), e cresce decisamente anche la percentuale di chi intende usare meno l’automobile (47%, +12 punti). Rilevante anche il risparmio sull’intrattenimento fuori casa (51%, +6 punti), e sulle spese per vacanze/soggiorni brevi (44%, +14 punti).
Scende invece sensibilmente la propensione al risparmio sui costi delle utenze, in particolare gas/ elettricità (che raggiungono il 18%, -22 punti) e spese telefoniche (che raggiungono l’11%, -18 punti). Specularmente, l’indagine prende anche in considerazione la voce “denaro restante una volta coperte le spese essenziali” (mutui, affitti, ecc). Su questo punto emerge prima di tutto un incremento (+3 punti) di chi dichiara di non avere denaro restante alla fine del mese, per un totale del 19%. Quanto, invece, alla parte del campione che avanza una somma al netto delle spese necessarie, sale nel secondo trimestre la quota di coloro che decidono di utilizzare il denaro restante a scopo di risparmio, arrivando al 46% (+2 punti).
Al contrario, tutte in calo le percentuali relative all’utilizzo del denaro restante per le seguenti categorie merceologiche: -7 punti per l’abbigliamento, comunque rilevante per il 37% della popolazione; -13 punti per vacanze/viaggi, motivo di spesa per il 32%; -10 punti per l’intrattenimento fuori casa, per cui si dichiara disposto a spendere il 21%; -5 punti per i nuovi prodotti tecnologici, rilevante per il 17% della popolazione italiana.