Il caso Intesa-Ubi sta scuotendo il mondo della politica ed economia. Analisti, economisti e politici dicono la loro. Molti approvano l’unione: tra questi, Pietro Salini, a. d. di Webuild. L’onorevole Michele Anzaldi di Italia Viva, ha denunciato sulla questione, un problema di “passivity rule”, a opera del cda di Ubi. Lo ha fatto con un’interrogazione parlamentare che vi riportiamo integralmente.
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che: in data 17 febbraio 2020, Intesa Sanpaolo S.p.A. ha comunicato al mercato di voler promuovere un’offerta pubblica di scambio volontaria, ai sensi degli articoli 102 e 106, comma 4, del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (Tuf), avente ad oggetto la totalità delle azioni ordinarie di Unione di banche italiane (Ubi) S.p.a.; l’operazione è subordinata al necessario iter autorizzativo in corso dinanzi alle autorità competenti a livello nazionale ed europeo, che si stanno pronunciando, ciascuna per la propria sfera di competenza; nell’ordinamento nazionale, l’articolo 104 del Tuf prevede, in coerenza con la normativa europea, la cosiddetta passivity rule, per la quale «Salvo autorizzazione dell’assemblea ordinaria o di quella straordinaria per le delibere di competenza, le società italiane quotate i cui titoli sono oggetto degli obiettivi dell’offerta»; la passivity rule tutela la contendibilità delle società quotate, impedendo che gli amministratori attuino «iniziative difensive» per impedire offerte e scalate esterne e lasciando che siano i soci a valutare liberamente se aderire o meno all’offerta pubblica di scambio; da notizie di stampa, si apprende che l’amministrazione di Ubi sta ponendo in essere una serie di condotte volte a minare la libertà dei soci di valutare la portata dell’offerta, incidendo altresì significativamente sull’andamento di mercato del titolo bancario; le indiscrezioni della stampa sono state recentemente confermate dallo stesso consiglio di amministrazione di Ubi, che, in un comunicato stampa del 26 maggio 2020, nonostante sia ancora in corso l’iter autorizzativo e sia pienamente in corso l’offerta pubblica di scambio, ha espressamente dichiarato che «gli effetti della Comunicazione del 17 febbraio 2020, effettuata da Intesa Sanpaolo ai sensi dell’articolo 102 del Testo Unico della Finanza, sono cessati, con tutte le relative conseguenze, incluso il venir meno della cosiddetta “passivity rule” in capo a UBI Banca. Di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda, anche tramite la Consob, sulla base dell’articolo 1, dodicesimo comma, del decreto-legge n. 95 del 1974, e in relazione all’esigenza di tutelare azionisti e risparmiatori.