Difficile gestire l’emergenza accontentando tutti. E infatti, il Premier non sembra esserci riuscito e ben presto è finito nel mirino delle critiche
Col passare dei giorni, sono in tanti a sostenere che, una volta terminata l’emergenza, non sarà Giuseppe Conte a guidare l’Italia nella fase della ricostruzione con l’ombra di Draghi che avanza a grandi passi. Difficile gestire l’emergenza più severa dal secondo Dopoguerra nel nostro Paese, accontentando tutti. E infatti, come da copione, il Premier non sembra esserci riuscito e ben presto è finito nel mirino delle critiche degli scontenti.
Per molti, dunque, il suo destino è segnato con tanto di data di scadenza sulle spalle. Tanto più che sulla strada c’è più di qualche ostacolo da superare.
Il primo “scoglio”, come ormai noto, si chiama MES, uno strumento che non sembra far gola a nessuno visto che al momento nessun paese ne ha chiesto l’attivazione.. “Non ci serve” ha più volte dichiarato il premier. Poco cambia, secondo Conte, se adesso sul tavolo c’è il “nuovo Meccanismo europeo di stabilità”. In ballo, per l’Italia, potrebbero 37 miliardi a tasso quasi zero. Le famose “condizionalità”, però, potrebbero far diventare amarissimo lo “zuccherino” europeo. Ecco, quindi, che Conte – secondo quanto riportato da Repubblica nelle scorse ore -avrebbe ribadito la sua linea: “No al Mes, a meno che non se ne avvalga anche la Francia”.
Nel frattempo, è scoppiata un’altra “bomba”. Non si placa la bufera politica sul prestito da 6,3 miliardi di euro a FCA con le garanzie pubbliche. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri assicura che lo Stato ha chiesto impegni precisi alla società: “Abbiamo detto a Fiat che con il prestito ci devono pagare investimenti in Italia”, ha spiegato, e “abbiamo detto ‘no’ a delocalizzazioni. La garanzia dello Stato è legata a queste condizioni”.
Il Governo avrebbe dunque già risposto a sindacati e forze politiche che chiedono con forza, quasi all’unisono, che il prestito abbia come condizione l’impegno a garantire l’occupazione negli stabilimenti italiani.
Sulla necessità di uno stretto rapporto tra il prestito ottenuto e il rafforzamento della presenza in Italia insistono anche le forze politiche dell’opposizione. Per Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, che chiama in causa proprio il Premier Conte: “visto che fa su qualunque cosa, potrebbe fare un bel decreto per dire quelle risorse le prendi se sono vincolate in Italia. Se no niente”.
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