Sparirà con l’arrivo dell’estate? O le temperature più calde non avranno alcun effetto su di lui? Oppure addirittura lo renderanno più forte? Come il nuovo coronavirus risponderà al cambio delle stagioni rimane ancora un mistero. E i tanti studi sull’argomento sono arrivati a risultati molto contrastanti fra di loro. Tanto che è davvero difficile propendere per un’ipotesi anziché per un altra. La rivista New Scientist ha dedicato all’argomento un ampio articolo in cui sono state illustrate le principali ipotesi e i relativi studi di riferimento condotti da diversi team internazionali di ricercatori provenienti da molteplici istituti, come la London School of Hygiene and Tropical, l’Università di Harvard o l’University College di Londra. “Uno studio relativo ai dati di Wuhan invece suggerisce una predisposizione del Covid-19 per le temperature estive, e una resistenza limitata in climi più freddi. Per questo gli esperti hanno suggerito di aumentare le misure di contenimento con l’aumentare delle temperature”, spiega Melanie Bannister-Tyrrell di Ausvet, una società di consulenza epidemiologica in Australia, ricordando altri 11 ricerche simili sul tema, che hanno confermato e smentito questa ipotesi. “Stiamo studiando nuovamente le analisi utilizzando dati più recenti. Alcune ricerche sembrano suggerire che le alte temperature potranno aiutare a contenere la diffusione, mentre altre sostengono il contrario. Cercheremo di fare chiarezza”, prosegue la ricercatrice.
“Il fatto che il virus stia continuando a diffondersi anche in molte zone dell’emisfero meridionale potrebbe rispondere ad alcuni interrogativi. In Australia ad esempio, dove è ancora estate, i numeri dei contagi indicano un livello corrispondente alla pandemia”, osserva Jimmy Whitworth della London School of Hygiene and Tropical Medicine, specificando però che sono ancora molti gli aspetti sconosciuti di questo patogeno.
“Esiste anche la possibilità che il Covid-19 diventi stagionale al pari di qualunque influenza. Potrebbe accadere se si dovesse stabilizzare sui normali schemi di trasmissione che caratterizzano gli altri ceppi di coronavirus, per cui esistono diversi individui immuni al contagio”, aggiunge Michael Skinner dell’Imperial College di Londra. In assenza di prove certe, l’Organizzazione mondiale della sanità dichiara sul proprio sito web che il virus potrebbe essere diffuso in ogni parte del mondo, comprese le zone con climi caldi e umidi.