L’istituto di ricerca sottolinea le riduzioni positive di emissioni ma avverte: “Non basta contro la crisi climatica in corso”
Una buona notizia a metà. L’Ispra, istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha diffuso le stime relative alle emissioni di gas serra a in Italia: si attende un calo del 5-7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019. Una notizia positiva, in linea con le altre che negli ultimi giorni confermano un miglioramento di qualità dell’aria e un abbassamento delle emissioni, notizie positive da non confondere però con la lotta alla crisi climatica in corso. Come spiega l’Ispra: “tale riduzione comunque non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo”.
Chiaramente gli esperti specificano che le riduzioni di gas serra nel primo trimestre sono collegate alle restrizioni delle libertà imposte ai cittadini per la pandemia da Covid-19 e dunque, alle limitazioni ala mobilità. “Tali riduzioni sono dovute principalmente al settore dei trasporti, a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e in misura minore dal settore del riscaldamento, per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e di alcune aziende”, sottolineano dall’istituto.
Mentre si conferma “in linea generale il disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico”, l’istituto fa sapere che “l’andamento stimato è principalmente dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-4,0%), in particolare per la riduzione dell’utilizzo del carbone, e dalla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (-3,7%), trasporti (-0,6%) e riscaldamento (-1,8%)”.
In settimana, un altro segnale positivo, è arrivato anche dall’Agenzia europa dell’ambiente che ha confermato una diminuzione delle concentrazioni di NO2 nelle città europee dove sono state attuate misure di isolamento della popolazione e conseguente calo di traffico veicolare o attività industriale.
A Milano per esempio le concentrazioni medie di NO2 nell’ultimo mese sono state inferiori di almeno il 24%, a Bergamo -47%, a Roma fra -26 e -35%. Dati che si stanno iniziando a raccogliere anche in Spagna dove, da Barcellona a Madrid, si confermano già importanti abbassamenti nei livelli di concentrazioni di NO2, anche se è presto per tracciare confronti mensili con il periodo precedente.
Questi dati però secondo gli esperti sono positivi a breve termine, dato che gli effetti non dureranno a lungo. “I dati della Eea – commenta il direttore esecutivo Hans Bruyninckx – mostrano un quadro accurato del calo dell’inquinamento atmosferico ma affrontare i problemi della qualità dell’aria a lungo termine richiede politiche ambiziose e investimenti lungimiranti. L’emergenza in corso e i suoi molteplici impatti sulla nostra società lavorano contro ciò che stiamo cercando di raggiungere, ovvero una transizione giusta e ben gestita verso una società resiliente e sostenibile”.
Anche Italy for Climate recentemente si è sbilanciata nel sottolineare come nel 2020 ci saranno meno emissioni di gas serra in Italia per via del coronavirus, ma questo calo potrebbe essere solo “a breve termine” perché manca appunto un processo di decarbonizzazione strutturale.
Per gli esperti è chiaro infatti che il “momento” attuale e le sue politiche restrittive legate al coronavirus non sono sufficienti per una inversione di rotta nella dura battaglia alla crisi climatica. Insomma, come ha detto di recente la direttrice generale dell’United Nations environment programme (Unep), Inger Andersen, “con la pandemia e la crisi climatica in corso la natura ci sta inviando un messaggio” relativo alle “troppe pressioni dell’umanità sul mondo naturale”. Forse, se volessimo davvero cambiare le cose, sarebbe il momento perfetto per coglierlo.
Repubblica.it