Poco più di 40 anni la Legge Basaglia, la famosa 180 del ‘78, ha promosso la riforma psichiatrica in Italia ponendosi come atto finale del cosiddetto movimento di antipischiatria che considerava la malattia mentale non come il risultato di disfunzioni e disturbi, ma come la risposta a contraddizioni psicosociali da trattare al di fuori delle istituzioni manicomiali e senza l’approccio razionale con cui Freud smontava le deliranti costruzioni mentali del paziente.
La nuova antipsichiatria
In Canada sta ora nascendo un nuovo indirizzo di pensiero che ricalca quello basagliano con l’istituzione presso l’Università di Toronto del primo corso antipsichiatrico tenuto da Bonnie Burstow che nega l’utilità dei farmaci e di pratiche come l’elettroshock nella malattia mentale. Ma a farsi largo in tutto il mondo è soprattutto un altro indirizzo scientifico che si contrappone alla psichiatria classica con la concretezza che gli proviene dagli enormi progressi delle scienze radiologiche di neuro-imaging che minano le teorie psicoanalitiche nelle loro fondamenta dimostrando che alla base dei disturbi mentali esistono alterazioni neurobiologiche che ora si possono vedere e quantificare.
L’isteria è eccesso di glutammato
L’ultimo studio di questo tipo è stato appena pubblicato sulla rivista Neurology dai ricercatori diretti dal professor Alberto Priori dell’Università di Milano Polo San Paolo, Direttore del Centro Aldo Ravelli per le terapie neurologiche sperimentali dell’ateneo milanese. I ricercatori da lui diretti, hanno dimostrato, insieme a quelli dell’Università di Trieste, che l’isteria, a lungo ritenuta di natura psicogena, si verifica in realtà per l’eccesso in una precisa area cerebrale del neurotrasmettitore eccitatorio per eccellenza, il glutammato. Oggi definita disturbo somatoforme o neurologico funzionale, l’isteria è caratterizzata da sintomi come paralisi o perdita di forza a uno o più arti, disturbi del cammino, tremori, convulsioni, eccetera che non sarebbero legati ad ansia o depressione, ma alle alterazioni neurochimiche di aree cerebrali deputate al controllo dei movimenti, alterazioni che Priori ha smascherato con la cosiddetta risonanza spettroscopica.
La risonanza che scopre le cause
È sorprendente constatare come oggi sia possibile vedere non solo le vie del cervello, ma anche quelle della mente fino a studiare la psiche, se pensiamo che sono trascorsi meno di 50 anni da quando, il 1° ottobre 1971, fu usata la prima TAC al Saint George Hospital di Londra. 6 anni dopo Raymond Damadians mise a punto la molto più precisa Risonanza Magnetica e nel ‘90, Seiji Ogawa sviluppò la risonanza magnetica funzionale, con cui tramontò l’era delle fotografie del cervello per passare a quella dei filmati in diretta che ci mostrano non solo come il cervello è fatto, ma anche come funziona. Ma il cambio di marcia definitivo è stato la messa a punto alla fine degli anni ’80 della MRS, acronimo di Magnetic Resonance Spectroscopy, cioè risonanza magnetica spettroscopica o spettroscopia di risonanza magnetica ed è proprio questa tecnica che, entrata nella routine dal 2012, ha permesso a Priori di riprendere il testimone lasciato in sospeso da Freud, individuando ciò che il grande psichiatra non poteva vedere, cioè il motivo biologico che determina l’isteria.
Freud e i tentativi sull’isteria
Il padre della psicoanalisi, che inizialmente era un neurologo, nel 1895, grossomodo quando pubblicò i suoi studi proprio sull’isteria, abbandonò le neuroscienze. Nel suo scritto “Progetto per una psicologia scientifica” descrive i suoi infruttuosi tentativi di correlare cervello e psiche. I motivi che lo portarono ad abbandonare la neurologia quando stava studiando questa malattia non sono ancora chiari, ma è probabile che i pochi strumenti d’indagine disponibili ai suoi tempi l’abbiano spinto a indirizzare i suoi interessi sulle determinanti psicologiche dei processi psicodinamici, piuttosto che su quelle cerebrali che, senza i mezzi di cui oggi disponiamo, allora non poteva verificare.
Ragioni organiche e non psicologiche
Priori, invece, grazie alla MRS, ha potuto vedere quali e quanti metaboliti (le tracce di un determinato neurotrasmettitore) sono presenti e dove nella malattia che Freud aveva chiamato isteria. Ha così anche verificato che le associate alterazioni del movimento non hanno origine psicologica come sempre ritenuto, bensì una precisa base organica, cioè un eccesso del neurotrasmettitore glutammato a livello dell’area cerebrale chiamata sistema limbico e l’incremento del glutammato limbico è proporzionale alla gravità delle alterazioni “isteriche”. La scoperta di questo accumulo in ciò che ora chiamiamo disturbo motorio funzionale, finora senza spiegazioni neuroanatomiche e a lungo attribuito a stati d’ansia, depressione, eccetera, apre le porte a nuove vie di trattamento mirato con farmaci già disponibili per altri scopi (abuso di sostanze, disturbi alimentari, per anestesia, ecc), ma che nessuno aveva mai pensato di usare come antiglutammatergici in questo disturbo.
Nuovi trattamenti
Freud tutto questo non poteva ovviamente saperlo e bisogna inchinarsi di fronte alla sua capacità clinica nel catalogare sia i sintomi della malattia, sia gli effetti che su di essa avevano i trattamenti psicoterapici che mise a punto. Né poteva sapere che le psicoterapie da lui elaborate solo sulla base alla loro efficacia clinica, in realtà plasmano l’attività dei neuroni cerebrali con un’azione simile a quella dei farmaci, anche se più lenta e meno vigorosa, come hanno scoperto solo nel 2014 i ricercatori dell’Università del Michigan diretti da Howard Shevrin. «Se il trattamento psicoanalitico resta tuttora insoddisfacente –dice la Professoressa Orsola Gambini, coautrice dello studio di Neurology e Direttrice della Clinica Psichiatrica del polo universitario San Paolo- dopo questa scoperta, quantomeno in questi pazienti, si potrà puntare per la prima volta su una terapia causale mirata con trattamenti in grado di ridurre il glutammato limbico». Spostando l’asse sulle cause del disturbo da quelle impalpabili di tipo psicologico a quelle misurabili di tipo neurochimico, si potrebbe impartire una svolta epocale al trattamento di malattie come l’isteria che aveva deluso Freud al punto da spingerlo ad abbandonare la neurologia nella speranza di trovare una risposta nella psichiatria. Una risposta arrivata soltanto un secolo dopo dai laboratori di neuroimaging di un ospedale milanese.
Cesare Peccarisi, Corriere.it