Nel periodo 2019-2023, secondo le stime Svimez, il PIL dell’Italia è cresciuto del 3,5%, un valore significativamente superiore a Germania (+0,5%) e Francia (+2,4%), e sostanzialmente allineato alla Spagna (+3,6%). La Campania si distingue come una delle regioni con le performance migliori, superando la media nazionale: la crescita cumulata del PIL è stata del +4,9%, trainata in modo particolare dall’incremento degli investimenti in costruzioni (prezzi nominali), che hanno segnato un notevole +63,6% rispetto ai livelli del 2019.
Questi dati emergono dalle analisi Svimez sulla Campania e Napoli, presentati durante l’iniziativa promossa da Svimez e dall’associazione Altra Napoli intitolata “‘Crescita economica e riqualificazione urbana: una città per restare'”. L’evento si è svolto oggi nel capoluogo campano, nella suggestiva cornice della Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato.
Previsioni Positive per il 2024: Il Sud Accelera
Per il 2024, le stime Svimez continuano a indicare, per il secondo anno consecutivo, un’accelerazione, seppur più contenuta rispetto al periodo precedente, della crescita del Sud (+0,8%) rispetto al Nord (+0,6%). La dinamica degli investimenti in costruzioni si conferma come una delle componenti più vivaci della domanda nell’area meridionale. Al contrario, il rallentamento del settore industriale – causato principalmente dalla debolezza della domanda estera e dalle molteplici “crisi” aziendali legate ai cambiamenti strutturali – dovrebbe avere un impatto maggiore sulle economie settentrionali.
In questo contesto, si prevede che il 2024 si concluderà per la Campania con una crescita del +0,8%, un valore che la colloca, insieme a Toscana (+1,5%), Umbria (+1,2%) e Sicilia (+0,9%), tra le regioni più dinamiche d’Italia.
Recupero Occupazionale: Un Trend Omogeneo
La dinamica positiva del PIL è stata accompagnata da un significativo recupero occupazionale, che si è manifestato in modo omogeneo in termini percentuali sia nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord. Nel terzo trimestre del 2024, l’occupazione in Italia ha superato i livelli raggiunti nello stesso periodo del 2019 di circa 800 mila unità (+3,5%), un’espansione che è andata ben oltre il semplice recupero dagli effetti della crisi.
Nello stesso periodo, nel Mezzogiorno, il numero di occupati è cresciuto di 334mila unità (+5,5%). La ripresa dell’ultimo triennio ha riportato lo stock occupazionale delle regioni meridionali ai livelli di metà 2008, livelli che non erano mai stati recuperati fino al 2019. La crescita dell’occupazione ha mostrato notevoli differenze a livello regionale tra il 2019 e il 2024, risultando più intensa nelle regioni dove il contributo dei settori costruzioni e servizi è stato più rilevante.
In Campania, il numero di occupati è aumentato rispetto al 2019 di circa 80 mila unità, pari al +4,8%, con un forte contributo del settore delle costruzioni (+23,6%) e dei servizi (+5,2%). Al contrario, si è registrata una riduzione degli occupati nel comparto industriale (-5,2%), corrispondente a circa 12 mila addetti in meno.
La Sfida Demografica: Denatalità e Fuga di Talenti
Denatalità, declino demografico e crescenti squilibri generazionali rappresentano una problematica nazionale, che nel Sud assume i caratteri di una vera e propria emergenza. Negli ultimi venti anni, la popolazione del Mezzogiorno è diminuita di 730mila unità: a una perdita di circa 1,5 milioni di cittadini italiani ha fatto riscontro un aumento di poco più di 720mila stranieri. Nel 2023, la quota di popolazione del Mezzogiorno sul totale nazionale è scesa al 33,5%, rispetto al 36% del 2001.
Il Sud ha subito perdite significative soprattutto tra i giovani: la fascia di popolazione under 40 anni è diminuita di 3,1 milioni (-28%), a fronte di un calo del -12,5% nel Centro-Nord. Tra il 2013 e il 2022, i giovani laureati (25-34 anni) che hanno lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord sono stati quasi 200mila. Nello stesso periodo, ben 53.953 giovani laureati hanno lasciato la Campania.
Le migrazioni intellettuali da Sud a Nord sono alimentate anche dalla mobilità studentesca: ogni anno, due studenti meridionali su dieci (20mila) si iscrivono a una triennale in atenei del Centro-Nord, e quasi quattro su dieci (18mila) scelgono un ateneo settentrionale per la magistrale. Per alcune regioni meridionali, il tasso di uscita degli studenti magistrali è particolarmente elevato: in Basilicata raggiunge l’83%, in Molise il 74%, e supera il 50% in Abruzzo, Calabria e Puglia. Più contenuto, ma comunque significativo, il tasso di uscita dalla Campania (26%), inferiore alla media meridionale (42%).
Le previsioni demografiche per il futuro sono allarmanti: si stima che al 2050 l’Italia perderà 4,5 milioni di abitanti, e l’82% di questa perdita riguarderà le regioni meridionali, con un calo di 3,6 milioni. Oltre allo spopolamento, si prospetta un progressivo invecchiamento della struttura demografica. Si prevede che la popolazione della Campania diminuirà del -16,7% entro il 2050.
La decrescita demografica dell’ultimo decennio ha interessato anche i grandi centri urbani del Mezzogiorno. Ad esempio, Napoli ha perso 150mila cittadini tra il 2011 e il 2023. Questa tendenza è destinata ad accentuarsi nei prossimi vent’anni. Si stima infatti che le città metropolitane del Mezzogiorno perderanno complessivamente 950mila residenti. In valore assoluto, sarà proprio il Comune di Napoli a registrare la maggiore perdita di cittadini (-124mila), mentre la città metropolitana ne perderà ben 356mila.