
Il malcontento dei medici italiani cresce, alimentato dal mancato rinnovo del contratto nazionale e da risorse giudicate inadeguate per affrontare la crisi della sanità pubblica. Il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, annuncia una mobilitazione imminente, con l’ipotesi di uno sciopero generale o una manifestazione nazionale “imponente”.
Uno dei nodi principali è il contratto collettivo nazionale 2021-2024, già scaduto e ancora in fase di stallo. Le risorse allocate, circa 2 miliardi di euro, sono considerate del tutto insufficienti. Gli aumenti salariali previsti, appena 17 euro al mese, risultano irrilevanti rispetto al divario retributivo che separa i medici italiani dai colleghi di Francia o Germania. Anelli sottolinea come molti professionisti stiano abbandonando il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per diventare medici gettonisti, una tendenza che rischia di indebolire ulteriormente il sistema.
La categoria critica anche l’assenza di un dialogo costruttivo con il governo. Anelli sollecita il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ad aprire un tavolo permanente di confronto, evidenziando il disagio crescente tra i medici del SSN e i medici di famiglia. Tra i temi più discussi c’è l’ipotesi di un passaggio dei medici di famiglia a un regime di dipendenza, considerata da molti come una soluzione insensata.
Il ministro Schillaci, in un’intervista recente, ha ribadito l’impegno del governo per affrontare le sfide del settore, citando misure per migliorare le liste d’attesa e garantire la presenza dei medici di famiglia nelle Case di Comunità. Tuttavia, i medici restano scettici. “Il disagio professionale è troppo alto e manca una vera interlocuzione sui temi principali,” dichiara Anelli.
Mentre il contratto dei medici resta in sospeso, si avvicina la conclusione delle trattative per il rinnovo 2022-2024 del comparto Sanità, che interessa circa 581.000 dipendenti del SSN. L’accordo porterà un aumento di 170 euro mensili, ma il segretario di Nursind, Andrea Bottega, lo considera un passo limitato: “È fondamentale chiudere questa trattativa e avviare presto un nuovo negoziato con risorse aggiuntive.”
La situazione di stallo alimenta il clima di tensione. Il 25 gennaio le sigle di categoria si riuniranno per definire le modalità della protesta, che potrebbe culminare in uno sciopero generale. La crisi non riguarda solo i professionisti del settore, ma minaccia di tradursi in una “gigantesca negazione di diritti” per i cittadini, come denuncia l’opposizione parlamentare.