
“La stella, che in cielo offre a tutti la sua luce, ci ricorda che Dio facendosi uomo viene nel mondo per incontrare ogni uomo e ogni donna della terra, a qualsiasi etnia, lingua e popolo appartenga. E che a noi affida la stessa missione universale: ci chiama cioè a mettere al bando qualsiasi forma di selezione, di emarginazione e di scarto delle persone. E a promuovere, in noi e negli ambienti in cui viviamo, una forte cultura dell’accoglienza, in cui alle serrature della paura e del rifiuto si preferiscano gli spazi aperti dell’incontro, della condivisione e dell’integrazione”. Lo ha detto, ieri, Papa Francesco durante la sua omelia nella Basilica di San Pietro, in occasione della messa per l’Epifania. “La stella sta in cielo per questo: non per restare lontana e irraggiungibile ma perché la sua luce sia visibile a tutti, perché raggiunga ogni casa e superi ogni barriera, portando speranza fino agli angoli più remoti e dimenticati del pianeta”, ha aggiunto il Santo Padre. “Il sogno di Dio è che tutta l’umanità, nella ricchezza delle sue differenze, giunga a formare una sola famiglia e che viva concorde nella prosperità e nella pace”. Il Pontefice, nel suo discorso durante la celebrazione in Vaticano, ha sottolineato che “Dio non si rivela a circoli esclusivi o a pochi privilegiati: Dio offre la sua compagnia e la sua guida a chiunque lo cerchi con cuore sincero. Dio cerca tutti, sempre”. Ancora: “Dio è un padre la cui gioia più grande è vedere i suoi figli che tornano a casa, uniti da ogni parte del mondo. Vederli gettare ponti, spianare sentieri e cercare chi si è perso caricando sulle spalle chi fatica a camminare, perché nessuno rimanga fuori e tutti partecipino alla gioia della sua casa”. Nel giorno dell’Epifania, Papa Francesco ha voluto ricordare: “I Magi testimoniano di essersi messi in cammino, dando una svolta alla loro vita, perché nel cielo hanno visto una luce nuova”. Una immagine su cui riflettere “mentre celebriamo l’Epifania del Signore nel Giubileo della speranza”. Infatti, “molti sovrani al tempo di Gesù si facevano chiamare ‘stelle’ perché si sentivano importanti, potenti e famosi. Non è stata però la loro luce a svelare ai Magi il miracolo del Natale: il loro splendore, artificiale e freddo, frutto di calcoli e di giochi di potere, non è stato in grado di rispondere al bisogno di novità e di speranza di queste persone in ricerca. Lo ha fatto invece un altro tipo di luce, simboleggiata dalla stella, che illumina e scalda bruciando e lasciandosi consumare”.