
“Avremo tre direttrici chiave: solidarietà, uguaglianza e sostenibilità; esigenze interconnesse, compatibili con lo spirito della cooperazione allo sviluppo e del Piano Mattei”. Alvin Botes, viceministro del Sudafrica per le Relazioni internazionali e la cooperazione, parla con l’agenzia Dire di G20 e di G7.
L’intervista si tiene a Pescara, in occasione di una riunione ministeriale dedicata ai temi dello sviluppo. Il format è il G7, guidato nel 2024 dall’Italia. Lo sguardo è però rivolto anche ad altri appuntamenti e protagonisti. “Prenderemo il testimone dal Brasile dopo il vertice dei capi di Stato e di governo che si terrà a Rio de Janeiro il 18 e 19 novembre” annuncia Botes, in relazione al G20, un foro più ampio e rappresentativo. A guidarlo sarà proprio il Sudafrica, il primo Paese dell’Africa ad assumere questa responsabilità.
Gli impegni saranno, almeno in parte, nel rispetto delle specificità delle politiche di ciascun Paese, quelli in evidenza durante la presidenza italiana del G7.
Botes indica come direttrice la “prosperità condivisa”. A Pescara ci sono anche i rappresentanti di Kenya e Uganda, in linea con quell’attenzione alla regione subsahariana prefigurata dal Piano Mattei. Rispetto alla presidenza italiana, Botes dice di “leadership” e “visione”. “Oltre a guardare a come sostenere la propria industrializzazione”, sottolinea il viceministro, “si è impegnata a supportare meccanismi in grado di favorire l’industrializzazione dell’Africa”.
Cruciale, nel cammino verso i 17 obiettivi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sarebbe aver riconosciuto “l’interconnessione dello sviluppo a livello internazionale”.
Secondo Botes, questa presa d’atto “testimonia come l’Italia vede il proprio ruolo nel mondo, sia rispetto ai Paesi più avanzati che nei confronti di quelli in via di sviluppo e verso l’Africa”.
Ne parla anche Jutta Urpilainen, commissaria europea per i Partenariati internazionali. “Credo che la presidenza italiana del G7 sia stata un successo” sottolinea la dirigente, originaria della Finlandia. Con l’agenzia Dire parla in una sala inondata di luce con vetrata sul cortile dell’Aurum, una ex distilleria trasformata in “fabbrica delle idee” tra la pineta di Gabriele D’Annunzio e il lungomare di Pescara. Al G7 Sviluppo le potenze industriali d’Occidente promettono un impegno al fianco del Sud globale. Cominciando dall’Africa, che vista da Pescara, nell’Adriatico dei primi trasferimenti di migranti giunti dalla Libia verso l’Albania, è questione geografica e non solo.
Urpilainen parla di forma che è sostanza. “Sono stata molto lieta”, sottolinea, “che l’Italia abbia voluto organizzare un incontro specifico dei ministri dello Sviluppo del G7 coinvolgendo anche rappresentanti di altri Paesi alleati e di organizzazioni internazionali”. E poi: “Nell’agenda della presidenza italiana c’è stato un forte focus sull’istruzione; è una scelta importante, perché se vogliamo ottenere cambiamenti veri nei Paesi partner e soprattutto in Africa dobbiamo investire di più nell’educazione dal momento che la grande maggioranza della popolazione del continente è costituita da teenager e da giovani”.
A Pescara il tema della formazione è anche al centro di un incontro con i missionari, impegnati a sud del Sahara per creare opportunità, libertà, autodeterminazioni. Il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ospite e riferimento del G7, ascolta anche una citazione di Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana indipendente e figura simbolo del panafricanismo. È il 1957 e nella città tedesca di Friburgo è in corso un incontro di studenti universitari. “La persona che mi ha presentato ha detto che io sono il responsabile del ridestarsi di questo grande continente”, esordisce Nkrumah. “Credo che non sia vero: se vogliamo considerare la situazione in modo più esatto, devo dire che i responsabili della presa di coscienza della nostra dignità di africani sono stati i missionari cristiani con le loro scuole”.
Parole che sono pronunciate ancora, quasi 70 anni dopo; in tempi nuovi, nei quali pure ci si interroga sui rapporti tra Nord e Sud globale, tra colonizzati e colonialisti, tra chi sfrutta e chi crea opportunità.
Nell’intervista, Urpilainen usa più volte il termine “sinergie”. Presenta il progetto europeo Global Gateway mettendolo al fianco del Piano Mattei, l’iniziativa del governo italiano che promette una cooperazione “alla pari” e “non predatoria” con i Paesi dell’Africa. “Condividono entrambi le stesse finalità” sottolinea la commissaria. “L’obiettivo è far sì che ci siano più imprese europee che investono in settori diversi, dall’energia ai trasporti e al comparto digitale, ma anche nelle persone e nello sviluppo umano, puntando su istruzione e salute”.
Nella dichiarazione adottata al G7 Sviluppo si prospetta un impegno a “mobilitare” per l’Africa fino a 600 miliardi dai settori pubblico e privato con la Partnership for Global Infrastructure and Investment (Gpii), un progetto a trazione americana nato nella cornice del forum. A contribuire dovranno essere sia il Piano Mattei sia il Global Gateway. Rispetto all’iniziativa gestita da “Team Europe”, il traguardo dell’Ue è mettere insieme 300 miliardi di euro entro il 2027. “Tra il 2021 e il 2023 ne abbiamo mobilitati 179” calcola Urpilainen. “È un risultato importante, ottenuto facendo sinergia: grazie anche all’Italia”.