“Oggi, come non mai, dobbiamo guardare al futuro con fiducia e visione, ma non possiamo farlo senza sciogliere i nodi ‘di ieri’, zavorre insostenibili per progettare un futuro di crescita sostenibile”. Così Regina De Albertis, nella foto, presidente Assimpredil Ance, l’associazione delle imprese edili e complementari delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha aperto l’Assemblea Generale che si è svolta oggi al Teatro Lirico di Milano. Per De Albertis “il tempo delle dilazioni è finito e- osserva- se non sapremo cogliere le opportunità della sorprendente crescita economica e sociale del nostro Paese, temo che i prossimi anni saranno difficili. Molto difficili”. D’altronde, come spiega la presidente Ance, “l’incertezza ci ha accompagnato negli ultimi 4 anni nonostante le ottime performance economiche del nostro settore: abbiamo subito i continui cambi normativi, le turbolenze geopolitiche, l’impennata dei prezzi e le ben note vicende giudiziarie, rendendo le nostre imprese sempre meno resilienti”. Inoltre, come sottolinea De Albertis, la dinamica molto sostenuta degli investimenti pubblici e privati, legati agli incentivi fiscali, si sta esaurendo e “il ciclo positivo del Pil italiano si può ottenere ma solo con il sostegno del nostro settore”. Intanto a Milano la paralisi amministrativa dell’urbanistica, “derivata dai ben noti fatti di cronaca”, per la numero uno di Assimpredil “non solo sta bloccando quasi tutti gli interventi in corso ma ha innescato anche un congelamento delle nuove iniziative di sviluppo immobiliare per l’incertezza del quadro regolatorio”. De Albertis fa presente come nella sola città di Milano nell’ultimo decennio c’erano in media ogni anno “un numero di cantieri attivi uguali a quelli dell’intera area metropolitana, con una occupazione concentrata anche superiore”, mentre allo stato attuale “possiamo solo auspicare che si definisca a breve un quadro regolatorio adeguato a consentire la ripresa delle attività edilizie”. “Il nostro è un settore che ha tempi lunghissimi di “gestazione delle sue produzioni”, nel mercato pubblico e ancora di più in quello privato: prima di poter aprire il cantiere vero e proprio passano anni e bloccare oggi la fase di progettazione e autorizzazione vuol dire stare tutti fermi per molto tempo, in alcuni casi vuol dire perdere per sempre l’interesse a investire”, osserva De Albertis, secondo cui “la proposta di legge in esame alla Camera è una prima risposta, seppur di breve termine, alla situazione attuale”. Insomma, Ance auspica che si possa mettere fine all’incertezza normativa, che colpisce non solo le imprese, i professionisti e tutta la filiera delle costruzioni, ma anche le famiglie, “fornendo un’interpretazione chiara delle regole che attualmente sono oggetto di letture interpretative divergenti”. L’esigenza di questo intervento normativo deve costituire il punto di partenza per poter superare le attuali normative anacronistiche, che hanno compiuto più di 80 anni con la legge urbanistica e più di 50 anni con il Decreto sugli standard. Un quadro “non più sostenibile” per i costruttori, in quanto “non rispondente alle esigenze che le stesse politiche europee stanno delineando”.