Ricordare la vicenda di Mahsa Amini perché “non se ne parla più e perché tutti si sono scordati le uccisioni” per mano dell’Iran. Per questo Bologna ricorda la vicenda della ragazza iraniana che nel 2022, poco più che ventenne, venne arrestata a Teheran per non aver indossato il velo nel modo corretto e morta pochi giorni dopo, diventando un simbolo della lotta delle donne e della condizione femminile sotto la Repubblica islamica. Lo fa svelando un murale con il suo volto e lo slogan “Donna, vita, libertà”, diventato il mantra dell’omonimo movimento che si è diffuso in tutto il mondo dopo la sua morte. Realizzato da due ragazzi ventenni di Bologna e Rimini sul muro che costeggia via Stalingrado, poco dopo il ponte, è stato inaugurato questo pomeriggio con una folta presenza istituzionale. Tra i presenti, la presidente del Quartiere Navile Federica Mazzoni, l’assessore ai Rapporti con il Consiglio comunale Massimo Bugani, il consigliere comunale Claudio Mazzanti, il consigliere regionale Antonio Mumolo, il fondatore delle Cucine popolari Roberto Morgantini, Simona Lembi, e la rappresentante della comunità iraniana di Bologna Sohyla Arjmand.
Proprio quest’ultima, prima di scoprire il murale, ha ricordato che la situazione in Iran “non è finita, addirittura è peggiorata tantissimo, sono in corso delle pene di morte con esecuzioni che continuano da venerdì fino a stamattina. Già otto, sette ragazzi e una donna. Io vorrei capire perché non parlano più dell’Iran”, scuote la testa Arjmand. Infatti, “dietro tutti quei casini che ci sono nel mondo c’è l’Iran, è la testa del serpente, e questo popolo ne ha bisogno”. Attualmente in Iran i problemi poi non riguardano solo i “prigionieri politici, ma anche la povertà, la droga, la disoccupazione, gli scioperi. E poi tantissimi giornalisti che sono in carcere”. Per questo è importante ricordare Mahsa Amini, “che si è ribellata alla dittatura iraniana e non si è assoggettata a coprire il capo e ha pagato con la vita”, aggiunge Federica Mazzoni. “Abbiamo deciso di inaugurare oggi questo murales il 25 luglio, perché è una data simbolica molto importante per la storia del nostro Paese, la caduta del fascismo. E in un simbolico parallelismo, è un segno anche di sostegno che la nostra Bologna vuole dare a tutti i Paesi oppressi dalla dittatura. Tutte le persone che lottano e in particolare alle donne, le prime a essere colpite da violenze, da regimi dittatoriali. Ma molto spesso sono anche le prime che si ribellano”, conclude Mazzoni.