Dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 31 dicembre 2023, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo, emerge un bilancio positivo nel 2023 per le esportazioni dei distretti agroalimentari italiani, che chiudono con quasi 27 miliardi di euro di vendite sui mercati esteri e un progresso del 4,5%, quasi 1,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Il risultato è in linea con quello registrato dal totale export agroalimentare italiano, che ha segnato un +5,8% nel 2023 (i distretti ne rappresentano il 43%).
L’unica filiera che mostra un segno leggermente negativo nell’evoluzione annuale è quella del vino, che recupera parzialmente nell’ultimo trimestre del 2023 e realizza nel complesso dell’anno solo un lieve calo in valore (-0,7% rispetto al 2022), determinato soprattutto dall’arretramento sui mercati nordamericani (Stati Uniti -7,4% e Canada -9%). Tra i distretti, spicca positivamente la performance del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+4,3%), a cui si aggiungono i Vini e distillati del Friuli (+9,2%), di Bolzano (+6,6%) e di Trento (+2,3%). Soffrono invece tre grandi distretti, territori di produzione di importanti vini rossi italiani, i Vini di Langhe, Roero e Monferrato (-4,4%), i Vini dei colli fiorentini e senesi (-4,5%) e i Vini del veronese (-1,9%), tutti con marcati arretramenti oltreoceano, anche se bisogna rilevare che negli anni passati i buyer statunitensi avevano fatto importanti scorte di vino italiano, favorite anche da un dollaro forte e da un effetto cambio favorevole.
Rallenta, ma resta in territorio positivo, la filiera della pasta e dolci: il lieve calo del quarto trimestre (-0,6% tendenziale) non pregiudica il bilancio positivo dell’anno 2023 (+4,8%) ossia 214 milioni di vendite in più sui mercati esteri. Di questi, ben 142 milioni sono stati realizzati dal comparto pasta e dolci dell’Alimentare di Parma. Ottima performance anche per i Dolci di Alba e Cuneo, con un +5% nel 2023; registrano invece una battuta d’arresto i comparti pasta e dolci dei due distretti campani: -4% per l’Alimentare napoletano; -10,4% per l’Alimentare di Avellino.
Recupera invece la filiera dei distretti agricoli, grazie all’ottimo risultato del quarto trimestre del 2023 (+14,2%) che riporta in positivo il bilancio dell’intero anno (+3,2% rispetto al 2022). Ottimo recupero per l’Ortofrutta romagnola: nonostante i danni prodotti dall’alluvione e dalle gelate primaverili, chiude in positivo il 2023 (+1,7% rispetto al 2022). Esportazioni in forte crescita nel 2023 per il distretto dell’Agricoltura della Sicilia sud-orientale, che al suo interno ricomprende anche le zone di produzione del Pomodoro di Pachino IGP (+38,4%). Ottimi risultati anche per l’Ortofrutta dell’Agro Pontino, con un balzo di circa 29 milioni (+14%) di cui 22 verso la Germania (+22%). Arretrano leggermente l’Ortofrutta del barese, (-3,3%), e le Mele dell’Alto-Adige (-1,8%).
Nel 2023 risultati molto positivi anche per la filiera delle conserve (+10,1%), determinata soprattutto dal principale distretto del comparto, le Conserve di Nocera (+10,3%). Ottime performance anche per i comparti conservieri dell’Alimentare di Parma (+24%) e dell’Ortofrutta e conserve del foggiano (+21%); ha registrato una lieve contrazione solo il comparto conserve dell’Alimentare di Avellino (-2%).
Luci e ombre all’interno della filiera delle carni, che nel complesso registra un +5,6% di crescita tendenziale nel 2023, ma nasconde dinamiche contrapposte tra i distretti che la compongono: progressi a due cifre per Carni di Verona (+12%), Salumi di Parma (+12,7%), Salumi dell’Alto-Adige (+14,3%), che aggiunte al buon risultato dei Salumi del modenese (+5,9%) riescono a compensare i cali delle Carni e salumi di Cremona e Mantova (-13,3%), e dei Salumi di Reggio Emilia (-11%). Il settore avicolo sembra entrato in una fase di normalizzazione, mentre il mercato suinicolo mondiale è ancora influenzato dalle problematiche legate alla diffusione della peste suina.
Dinamica nel complesso positiva anche per la filiera del lattiero-caseario (+2,6% nel 2023): alle lievi contrazioni dei distretti della Lombardia (-2,1%) e di Reggio Emilia (-2,7%) si contrappongono le buone performance del distretto Parmense (+11,5%), di quello sardo (+9,8%) e della Mozzarella di bufala campana (+7,4%).
Non si arresta la crescita a valore dei distretti dell’olio (+15,1%) dovuta in particolare al contributo dell’Olio toscano, il principale distretto della filiera (+17,8%), ma anche all’exploit del comparto olivicolo del distretto dell’Olio e pasta del barese (+30%). Sostanzialmente stabile l’Olio umbro (-0,9%). Sul fronte dei prezzi, Il 2023 è stato un anno record nei listini degli oli di oliva: la scarsa produzione (anche da parte della Spagna) ha fatto crescere il prezzo alla produzione dell’olio EVO italiano di circa il 50%.
Nella filiera del riso, entrambi i distretti realizzano crescite in valore a due cifre: Pavia +15,9% e Vercelli + 26,1%. La scarsa produzione mondiale causata dalla siccità, unita al blocco delle esportazioni da parte dell’India, ha spinto i listini del riso bianco ai massimi nel 2023.
Progressi anche per la filiere del caffè (+5,3%), dove spicca il distretto del Caffè e confetterie del napoletano (+13,7%). Il Caffè di Trieste mostra un progresso dell’8% nel 2023; bene anche il distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+2,4%).
Positivo il bilancio del 2023 anche per il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano (+6,1%): i progressi verso Germania (+21%) e Croazia (+13,5%) compensano i cali sui mercati francese (-12%) e spagnolo (-3%).
La Germania si conferma il primo partner commerciale per i prodotti dei distretti agroalimentari: il rallentamento dell’economia tedesca nel 2023 non ha ridotto le vendite verso questo mercato (+6,7% nel 2023). Chiudono invece in territorio leggermente negativo i flussi verso gli Stati Uniti (-1,4%), mentre crescono in Francia (+7,5%) e nel Regno Unito (+6,6%).
Le economie emergenti, che rappresentano il 20% del totale delle esportazioni distrettuali agroalimentari, segnano nel complesso un progresso del 2,9% nel 2023 (rispetto al +4,9% delle economie avanzate).