
Sì alla pace edilizia, ma limitata alle difformità interne delle abitazioni: quelle piccole discrepanze rispetto alle piantine catastali, a volte di pochi centimetri, che spesso emergono dagli atti notarili quando si deve vendere o comprare un immobile.
Irregolarità che, con gli uffici comunali oberati di pratiche (e di recente anche attenzionati dalle procure per presunte irregolarità nel rilascio delle concessioni edilizie) restano lì sul tavolo paralizzando il mercato immobiliare. No ad una sanatoria generalizzata che vada a regolarizzare abusi compiuti costruendo su terreni soggetti a dissesto idrogeologico, o con vincoli ambientali, paesaggistici e culturali. “In quel caso è la ruspa che deve intervenire, non la sanatoria”.
Il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha scelto Milano per rilanciare la proposta di legge della Lega sulla pace edilizia. Una “operazione verità”, come l’ha chiamata il ministro, tanto più essenziale alla luce delle recenti inchieste della procura di Milano sui presunti abusi nel rilascio dei titoli, che avrebbe il pregio di far incassare ai comuni “miliardi di euro” potenzialmente reinvestibili nel welfare “a cominciare dagli asili nido”. E che darebbe una nuova spinta alle compravendite bloccate da questi inghippi burocratici.
“Abbiamo già una proposta di legge articolata e pronta che discuteremo con gli alleati”, ha annunciato il ministro intervenendo al convegno “Guidare il cambiamento. Innovazione e sostenibilità per il trasporto pubblico locale del XXI secolo”, promosso da Doppelmayr Italia.
“Il testo è pronto, ma lo vorrei discutere col resto della squadra di governo. Non ci sarà nessuna sanatoria per abusi compiuti su terreni soggetti a dissesto idrogeologico, o con vincoli ambientali, paesaggistici e culturali. Stiamo parlando di quelle piccole difformità che stanno intasando gli uffici tecnici comunali di tutta Italia. Occorre mettere mano a queste pratiche partendo da quanto è interno alle abitazioni. Per questo stiamo pensando a un’operazione verità per liberare da vincoli milioni di immobili che non hanno più mercato in quanto penalizzati da piccole difformità che li rendono non vendibili”.
“E’ ancora ammissibile che nel 2024 sia vigente un regolamento di igiene vecchio di decenni che detta norme sulle altezze dei soffitti, che impedisce la vendita degli immobili se si hanno 20 cm in più di antibagno o il soppalco non a norma?”, si è chiesto il ministro. “In Italia abbiamo ancora pratiche edilizie pendenti per un condono degli anni ’80. Noi non vogliamo sanare la villetta abusiva ma se dopo 20 anni un cittadino non riesce a regolarizzare piccole irregolarità interne alle abitazioni che nessun tecnico comunale si prende la briga di asseverare, c’è un evidente problema che va risolto”, ha proseguito. “E non si possono nemmeno colpevolizzare gli ufficiali pubblici che spesso si limitano ad adempiere a ciò che le norme prevedono”, ha osservato il ministro con espresso riferimento alle inchieste di Milano.
La riforma delle province
Salvini è anche tornato sulla riforma della province, la cui governance va ripensata (superando definitivamente la legge Delrio) anche e soprattutto in prospettiva di un trasporto pubblico locale maggiormente integrato. La riforma, che sembrava avviata verso una rapida approvazione, visto il testo unitario in discussione al Senato, si è improvvisamente impantanata. E giace a palazzo Madama dalla scorsa estate senza avanzamenti significativi, nonostante gli appelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a fare presto.
Sul tema si sta consumando l’ennesimo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia, con il partito di Giorgia Meloni che sembra non avere alcuna voglia di accelerare, nel timore che dalle nuove elezioni provinciali possa uscire una Lega molto rafforzata a livello territoriale. Salvini, al convegno di Doppelmayr, ha rilanciato il tema, che rappresenta una bandiera storica della Lega, “da sempre favorevole a reintrodurre le province con presidenti direttamente eletti dai cittadini e con poteri e risorse, perché le province gestiscono le strade e le scuole”. “Non tutti nella maggioranza e nell’opposizione sono d’accordo, così come è accaduto per il terzo mandato”, ha osservato il ministro. “Ridare poteri e competenze alle province dopo la finta cancellazione voluta dal governo Renzi per mera propaganda sarebbe utile all’Italia. La legge Delrio è stata un disastro. Oggi le province ci sono ma non ci sono, costano ma non hanno poteri, dovrebbero manutenere strade e scuole ma non hanno i soldi per il personale. E’ una battaglia di buon senso”.
Francesco Cerisano, ItaliaOggi