(di Tiziano Rapanà) Non ci sto capendo nulla della polemica tra Flavio Briatore e Gino Sorbillo. Quindi sorvolo tra polemiche di piccolo conio, bagattelle che infiammano i social (ma per quei mezzi lì basta un fiammiferino e Napoli insegna con l’inutile questioncella sulle parigine di un annetto fa, dove ci si sfidava su chi fosse il più bravo). Gino Sorbillo è uno straordinario pizzaiolo, Flavio Briatore è un imprenditore che ha fiuto per gli affari. Tra la pizza all’ananas di Sorbillo (bravo lui a fronteggiare il politicamente corretto gastronomico) e la pizza Vesuvio di Briatore (scelta legittima, non mi pare che per omaggiare o menzionare il vulcano si incappa in qualche infrazione del copyright), ecco la notizia: Crazy Pizza sbarca a Napoli. Ed è una sfida vera, anche un rischio, perché ci si insedia nel regno della pizza. Però è bello rischiare, superare le barriere del già ottenuto. La nuova pizzeria, stavolta, deve omaggiare Napoli nell’arte e nella cultura. A Londra c’è stato spazio per Andy Warhol, a Napoli ci sia spazio per i grandi della tradizione partenopea. Da Murolo a Totò, passando per i grandi della letteratura e poesia (Salvatore Di Giacomo, Ermanno Rea, i nomi sono tantissimi). Il Crazy Pizza si faccia avamposto della cultura partenopea, con piccole mostre o spettacoli itineranti. Napoli è un unicum pazzesco che merita uno spazio di celebrazione continua.