(di Tiziano Rapanà) Varvello, l’azienda torinese rinomata per il suo aceto, è sbarcata a Seul in quel della Corea del Sud. Varvello punta a fare conoscere i suoi prodotti, a portarli alle curiosità degli stranieri con incontri di formazione, degustazioni e lezioni presso partner, importatori e potenziali clienti (nella foto, un momento di un incontro). L’aceto è il punto nodale della carta d’identità aziendale. Un’identità che indica una storia che inizia nel 1921 a Torino, grazie all’intuito imprenditoriale di Giovanni Varvello. Fin da subito, l’azienda ha capito l’importanza di utilizzare vini di qualità per produrre aceti altrettanto pregiati su larga scala. Questo ha portato Varvello a farsi riconoscere come una delle principali aziende nel settore dell’aceto in Italia. Nonostante le difficoltà inevitabili quando si intraprende l’autostrada del fare, come la distruzione dello stabilimento di Torino durante la Seconda Guerra Mondiale, l’azienda ha continuato a crescere e a innovare. Dopo la guerra, la produzione è stata trasferita prima a Portacomaro e poi a La Loggia. Negli anni ’70, Varvello ha introdotto forse il prodotto più riconoscibile della propria produzione: l’aceto da tavola Riserva, ottenuto da vini di alta qualità e invecchiato in botti di rovere. Negli anni successivi, sono nate collaborazioni con grandi marchi alimentari sia italiani che internazionali, contribuendo alla sua crescita e al suo successo sul mercato. Varvello non ha subìto il tempo che passa ma è riuscita a cogliere l’esigenze dei suoi consumatori, così si è dato il via alla produzione di aceti biologici. Sono tante le linee dei prodotti che disegnano la silhouette di Varvello. Forse la più interessante si chiama Nonna Mimma Galante, che è un affettuoso omaggio degli eredi alla nonna farmacista. La nonna era di origini modenesi, pertanto poteva mancare l’iconico aceto balsamico di Modena? Ovviamente non poteva mancare. Spazio anche all’aceto di vino bianco e rosso. In futuro ci sarà spazio per l’aceto di vino rosato? Chissà…