(di Tiziano Rapanà) Ed oggi che sono state certificate le sagre di qualità, in una cerimonia al Senato, dall’Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia), mi sento spinto a parlare di sagre. Ossia, del bello del vivere in comunità nell’organizzazione di un sogno mangereccio. Gastronomia in purezza, figlia di quello che offre il territorio. Tutto rigorosamente locale. Così le pro loco e le tante associazioni organizzano per rendere più interessante un fine settimana o il sognato dì di festa, quando la statua del santo patrono sfila in processione per il paese. Sagra come momento che fissa un ricordo del passato, la tradizione del mangiare antico, o che guarda semplicemente all’idea che non si debba stare sempre a dieta, guardando così ad una meravigliosa canzone di Mario Merola dove non era il caso di togliersi ‘o sfizio do’ magnà. In Italia, ogni mese ci sono tante proposte di livello. Andate nei siti locali e sbirciate su quanto offre la vostra provincia, finché potete sostenete le attività vicine a casa vostra. Ieri Faeto, bel borgo dei monti Dauni in Puglia che è noto per il suo delizioso prosciutto crudo, è stato il luogo della quarantunesima sagra del maiale (Fete de lu Cajunne de Faite). Il maialino nero dei Monti Dauni è stato il centro della creatività degli organizzatori: dal soffritto al celeberrimo prosciutto che caratterizza il loco. L’evento ha riscosso un notevole successo. Le sagre sono un presidio permanente di cultura del territorio che meritano continue lodi.