«Per essere indipendenti bisogna avere l’energia ma anche l’attitudine a non dire di no a qualsiasi cosa». Parole e pensieri dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, al convegno sull’indipendenza energetica organizzato alla Camera da Forza Italia. Ad esempio, «il nucleare è qualcosa a cui non possiamo dire no, lo abbiamo fatto per troppo tempo», ha chiosato Descalzi, riferendosi soprattutto al nucleare di ultima generazione.
Il nostro mix energetico
«L’Italia ad oggi nel campo energetico ha quasi l’80% di fonti fossili, le rinnovabili – solare ed eolico – sono il 3%, l’idroelettrico il 10%. Se andiamo sull’elettrico non è troppo diverso ma le rinnovabili arrivano al 20%». Quindi, «un piano di sicurezza deve fare i conti con i consumi, con qual è la domanda. Altrimenti uccidiamo transizione perché punteremmo su un’offerta che non ha un corrispettivo di domanda e alzeremmo i costi», ha evidenziato ancora Descalzi.
Nucleare sì e il gas non possiamo cancellarlo
«Senza energia moriamo e non possiamo parlare a vanvera. Il nodo è al pettine: siamo in una situazione estremamente difficile, dobbiamo alzare la testa e dire cosa pensiamo. Abbiamo un grande mercato che si sta atrofizzando e non abbiamo energia nostra, dobbiamo essere più aperti», ha spiegato Descalzi, sottolineando che ormai «siamo agli sgoccioli: l’Italia e l’Europa hanno una grandissima capacità produttiva e sono come una Ferrari senza benzina». Quindi: «Nucleare sì, rinnovabili sì, il gas non possiamo cancellarlo e allora dobbiamo cercare di pulirlo», ha ribadito ancora il top manager.
La dichiarazione arriva negli stessi giorni in cui il nuovo presidente della Banca europea per gli investimenti ha segnalato la volontà di finanziare nuovi progetti nucleari, la necessità di aumentare gli investimenti nella difesa e ad assumersi maggiori rischi per una svolta epocale per quello che è a tutti gli effetti il più grande finanziatore multilaterale del mondo.
Nadia Calviño, ex ministro dell’Economia spagnolo, il mese scorso ha preso il posto del tedesco Werner Hoyer alla presidenza della BEI, ha parlato al Financial Times di diverse aree in cui si differenzierebbe dal suo predecessore. Hoyer aveva tenuto la banca lontana dagli investimenti in nuovi impianti nucleari ed era notoriamente avverso al rischio.
Lo stop al nucleare dal 1987
Alla BEI, che ha un bilancio di oltre 500 miliardi di euro, non è vietato investire nell’energia atomica, ma ha evitato nuovi progetti di generazione nucleare dal 1987, in parte a causa dell’opposizione a questa forma di energia da parte di paesi tra cui la Germania. Calviño ha affermato che l’Europa «deve essere attiva perché non può restare indietro” sui “reattori modulari», che sono ancora in una fase di ricerca e sviluppo. La tecnologia modulare è attualmente operativa solo in Cina e Russia, ma anche diversi Paesi, tra cui Francia, Regno Unito e Stati Uniti, stanno cercando di implementarla. «Ogni progetto viene valutato in base ai propri meriti, in base alla fattibilità economica e finanziaria, alla fattibilità ambientale e alla fattibilità tecnica», ha affermato Calviño.
Le richieste avanzate dalla Francia
Gli investimenti sia nell’energia nucleare che nella difesa erano richieste avanzate dalla Francia in cambio del suo sostegno a Calviño alla guida della BEI, secondo funzionari dell’UE e della banca. «La Francia accoglie con favore la posizione della BEI, che riconosce l’importanza del settore [dei piccoli reattori modulari, ndr.]», ha affermato il ministero delle Finanze francese.
La difesa comune Ue
Per quanto riguarda la difesa, la politica di prestito consente alla banca di investire in beni a duplice uso come i droni che hanno applicazioni sia militari che civili, ma esclude armi, munizioni e infrastrutture militari.
Alcuni paesi, tra cui Francia e Finlandia, stanno spingendo per modificare il mandato della BEI per includere le armi, ma a ciò si oppongono i Paesi neutrali, tra cui Austria e Irlanda, e la Germania, che sostiene che i finanziamenti alla difesa potrebbero essere ampliati entro le regole attuali. Come compromesso, Calviño ha promesso ai ministri delle Finanze del blocco di riferire entro due mesi su “la portata e la definizione delle tecnologie e delle attrezzature a duplice uso”, ha affermato.
Aumentiamo gli investimenti
«È chiaro che dobbiamo rafforzare l’industria europea della sicurezza e della difesa… siamo molto attivi, siamo pronti a fare di più e meglio.
L’anno scorso la banca ha aumentato i finanziamenti pluriennali per gli investimenti nella difesa da 6 miliardi di euro a 8 miliardi di euro fino alla fine del 2027». Fin dalla sua elezione, Calviño ha sondato le «priorità politiche» con i capitali, che sono gli azionisti della banca, compresa la loro propensione a che la banca si assuma maggiori rischi. Pur cercando di preservare il rating tripla A e la redditività della banca, ha affermato che stava cercando di modificare la proporzione di quanti prestiti la banca potrebbe fare con il suo capitale sottoscritto, attualmente limitato al 250%. Dato che simili restrizioni finanziarie sono state rimosse da altri prestatori multilaterali, «mi aspetto che saranno rimosse anche dalla Banca Europea per gli Investimenti», ha detto Calviño. Ciò a sua volta probabilmente incontrerà l’opposizione della Germania e di altri che credono che una simile mossa potrebbe danneggiare il rating della banca. L’Europa «deve essere attiva perché non può restare indietro sui reattori modulari».
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