Maserati apre un nuovo periodo di cassa integrazione ordinaria. Oltre all’ultima settimana di gennaio, già decisa, se ne sono aggiunte altre due: dal 5 al 17 febbraio. Nel complesso sono 220 i lavoratori interessati nello stabilimento modenese, tra operai ed impiegati. In totale invece sono circa 1000 i dipendenti interessati per la linea Maserati, 1250 per quella della 500.
La crisi delle vendite
Una scelta dettata dal drastico calo degli ordini che crea non poche preoccupazioni nei sindacati che incontreranno i rappresentanti dell’azienda il 25 gennaio. Era da settembre 2021 che non venivano utilizzati gli ammortizzatori sociali nel sito di via Ciro Menotti a Modena, vale a dire dal lancio della Mc20: supercar realizzata e prodotta interamente a Modena in due versioni, cabrio e spider che a quanto pare fatica a decollare nelle vendite. La cassa integrazione allora era motivata dalla necessaria riconversione industriale dello storico sito produttivo, ora invece la responsabilità è da attribuire al drastico calo degli ordini. «Chiediamo di definire i contorni della crisi delle vendite che non può essere attribuita unicamente al calo del mercato cinese» ha detto Alberto Zanetti dalla Uilm, sottolineando che i lavoratori devono avere un programma più completo sulle intenzioni di Stellantis per quanto riguarda il marchio Maserati.
Futuro incerto
«Il tridente Maserati è Modena. Per questo Fim Cisl insieme a tutta la città e le sue istituzioni seguono con grande preoccupazione la vicenda. Chiediamo chiarezza, perché i dati ci dicono che il polo di Modena ha centrato tutti gli obiettivi di produzione negli ultimi due anni – commenta invece Alessandro Gamba, segretario generale aggiunto Fim Cisl Emilia Centrale – .La sua esistenza non è in pericolo, ma c’è un calo importante degli ordini per il modello Mc20. Per questo verificheremo senza sconti che il piano industriale per i nuovi modelli procedano chiudendo questa fase di riorganizzazione. Maserati deve continuare ad investire senza sosta sulla qualità del suo brand». Ricordiamo che le vendite 2023 hanno registrato una brusca frenata dalla terza trimestrale in poi. Così i vertici di Stellantis hanno congelato gli investimenti preferendo fare ricorso alla cassa integrazione. Tre le settimane di stop anche per i lavoratori del Tridente di Mirafiori: dal 12 febbraio al 3 marzo. Ma i dubbi riguardano soprattutto il futuro dato che l’annunciato Atelier, per la personalizzazione delle auto, atteso a Modena a fine 2023 è stato rinviato di un altro anno mentre poco o nulla si sa ancora del nuovo modello in programma a giugno in via Ciro Menotti.
Valentina Lanzilli, corrieredibologna.corriere.it