Uno sciopero di quattro ore per protestare contro la decisione della società del lusso Gucci di trasferire buona parte dei dipendenti del proprio ufficio stile dalla capitale italiana a Milano in via Mecenate. La decisione solleva preoccupazioni tra i dipendenti che temono «un licenziamento mascherato». Sugli striscioni esposti davanti a una delle sedi del brand a Roma come forma di protesta, si leggevano slogan come «Gucci taglia ma non cuce». La società del lusso del gruppo Kering respinge le accuse. La decisione, fa sapere invece l’azienda, è stata «preannunciata alle organizzazioni sindacali agli inizi di ottobre», e «non prevede alcuna riduzione di personale». Il trasferimento , ha aggiunto, «verrà attuato nel pieno rispetto delle normative vigenti». Lo spostamento interesserebbe 153 dei 219 dipendenti che entro marzo abbandoneranno le sedi del centro storico, palazzo Mancini e palazzo Alberini a Roma. «Al fine di agevolare quanto più possibile il trasferimento di tutti i dipendenti coinvolti — spiegano da Gucci — l’azienda ha previsto una serie di misure sia economiche che di fattivo supporto, particolarmente di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale». I restanti 66 dipendenti dell’ufficio stile continueranno a lavorare a Roma nelle loro sedi. «Con il trasferimento a Milano —aggiunge Gucci —, il direttore creativo e i team coinvolti avranno l’opportunità di lavorare a stretto contatto con le funzioni strategiche del brand, già basate nel capoluogo lombardo, massimizzando così le necessarie interazioni e sinergie».
Emily Capozucca, corriere.it