In Sardegna la crescita dell’economia (sotto l’1%) nei primi sei mesi del 2023 si è indebolita, complici l’alta inflazione, il rallentamento degli investimenti e dei consumi delle famiglie. Le esportazioni sono calate e l’occupazione è aumentata solo dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La performance dell’isola risulta meno buona rispetto alla media italiana, secondo l’aggiornamento congiunturale sull’economia della Sardegna presentato nella sede di Cagliari della Banca d’Italia dal direttore Stefano Barra (nella foto). A settembre il tasso d’inflazione è sceso al 5,8% e ha intaccato il potere d’acquisto delle famiglie. Sono aumentati i tassi d’interesse, con impatto negativo sulle richieste di mutui. “Le aspettative sono generalmente improntate alla prudenza”, ha rilevato Barra, dato che l’evoluzione del quadro congiunturale dipenderà dalla normalizzazione della dinamica dei prezzi. Il tasso d’inflazione nell’isola a settembre è rimasto più alto rispetto a quello nazionale, pari al 5,3%. Migliora, comunque, il clima di fiducia delle famiglie, ma resta a livelli inferiori al periodo precedente la crisi energetica. Le aspettative delle aziende sono prudenti. Il 60% di quelle incluse nel Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali della Banca d’Italia ha confermato i piani stabiliti a inizio anno, che tenevano conto, in media, di una contrazione dell’accumulazione del capitale fisico per il 2023.
La quota di aziende del campione che indicano una crescita del fatturato nominale è pari a quella degli imprenditori che, invece, stimano una contrzione. Per il 2024 la spesa per investimenti delle aziende manifatturiere regionali è prevista in rialzo per la gran parte del campione.
Quanto al settore dei servizi, il 40% delle aziende segnala una crescita del fatturato nominale rispetto al 2022, grazie al rialzo dei prezzi di vendita, ma il calo dei consumi fa stimare un rallentamento sino a fine anno.
Anche il 2023 è stato caratterizzato da un’espansione del turismo, con un’ulteriore crescita delle presenze, attorno al 10%. Il numero di passeggeri negli scali sardi è aumentato del 5,5% nei primi nove mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2022. L’incremento nei porti è stato anche superiore, pari all’8,5%. Il buon andamento dei flussi turistici ha avuto un impatto positivo sull’occupazione, perlomeno quella stagionale: su 54 mila nuovi contratti attivati a giugno, 37 mila riguardavano questo settore.
Quasi l’85% delle imprese industriali e dei servizi prevede di chiudere in utile l’esercizio, mentre il 10% si aspetta di andare in pareggio. La liquidità delle aziende sarde – sottolinea Bankitalia – si è mantenuta cospicua. I prestiti si sono ridotti, anche a causa del rialzo dei tassi d’interesse, che ha depresso pure la richiesta di mutui fra le famiglie, orientate, nel 90% dei casi, sul tasso fisso.
Quanto alla dinamica dell’occupazione, la crescita nell’isola è inferiore a quella registrata nel resto d’Italia: +0,9% contro il 2%. Al netto delle cessazioni nell’isola ono stati attivati fra gennaio e giugno quasi 3 mila contatti di lavoro dipendente in più (anche se per il 90% a termine) rispetto allo stesso periodo del 2022.
Stabile la partecipazione al mercato del lavoro, pari al 62,1%. Il tasso di attività è diminuito per gli uomini e aumentato per le donne. Il tasso di disoccupazione si è ridotto all’11,1%.