Il governatore Rocca ha imboccato l’ennesimo tunnel, non tornano i conti del passato, e gli effetti del caos ricadono sul quotidiano dell’attività delle Asl e degli Ospedali. Affiancato dal fido Urbani ha strigliato per bene la squadra delle figure apicali della sanità laziale. In altre consiliature, in altre Giunte, il presidente aveva a che fare quasi solo con fedelissimi, scelti da lui. Oggi ha di fronte una platea composita, tutti offrono leale collaborazione, ma tra Dg, direttori sanitari e amministrativi la fetta di ex sodali di Alessio D’Amato è numericamente importante. Tutti lealisti? Lo sappiamo tutti, c’è chi ha già la valigia pronta per lasciare la poltrona in primavera, ma c’è anche chi sogna la riconferma, e magari una collocazione migliore. C’è un mercato nazionale di Dg, ma c’è anche un discreto mercato di direttori sanitari e amministrativi. Una compagna di giro che cerca di accasarsi anche fuori regione e che fa di tutto per non ritornare all’ente di appartenenza. Rocca si muove con prudenza, sa che gli conviene tenere in piedi il sistema, già di per sé fragilissimo. Meglio mettere in campo cavalli di razza o oscuri funzionari sono perché legati a chi oggi è al potere? Scelta difficile. E oggi lui chiede una mano a tutti, lasciando mano libera soltanto ai più validi e autonomi. Le classifiche della Mappa del Potere registrano e fotografano questa realtà, in fondo. Ci sono ottimi professionisti che ci mettono la faccia e che spingono sull’acceleratore, e ci sono dei buoni manager che non escono dall’ufficio se non per la pausa caffè. Preferiscono stare nell’ombra. Ma alla fine anche la questione dei conti di cui si diceva, del caos lasciato dalla amministrazione precedente (così dice Rocca, Alessio D’Amato si sbraccia nel sostenere il contrario) serve come cartina di tornasole.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio