(di Tiziano Rapanà) Parliamoci chiaro: artisti si nasce. Ma l’improvvisazione impera. Non c’è scampo per il declino. Si ballicchia sul precipizio, felici di rischiare il peggio sul casquè finale. Nel pieno dello scoramento mi abbandono ad improvvisare un parlottare a voce, un soliloquio alla buona. Rigurgiti in endecasillabi sciolti che non hanno nemmeno la dignità di essere definiti versi. E almeno evitiamo la poesia, penso. Resta il suono, strozzato e imprigionato dalle intenzioni di doverne fare qualcosa. Non si farà palinsesto o cartellone, almeno quello. Si è negato il primordio, per restare nell’attimo pre-big bang. Ipotizzando un nulla prima del caos. Si ipotizza ma non si avvera: è sempre così. Perché faccio zapping tra i canali e vedo tutto come prima, tra novità e conferme. Idem quando sbircio nei cinema o nei teatri. Si è nel dopo a big bang avvenuto e siamo già anni dopo l’era primitiva dello spettacolo. Quando verrà il rinascimento? Lasciatelo palesare ma volete seppellirlo con le vostre critiche. E massacrate le buone intenzioni per lasciare tutto com’è. Resta la speranza ma chi vive sperando… Senza speranza, senza illusioni, senza immagini di fantasia che speri diventino avversione al sistema mediatico, senza niente si fa zapping tra i canali. Non ci sono più i rigurgiti. Ti tocca sentire il “buongiorno e benvenuti al consueto appuntamento”, ed è sempre lunedì e martedì allo stesso modo anche in tv e guai se cambia qualcosa. Io direi Mozart da settembre in poi, concerti e serie a tema e documentari. In quale rete? In tutte, locali comprese. Poi uno non vuole quelle pose intellettuali da ascolto di musica classica e allora si vada con il jazz o lo swing o la musica tradizionale regionale. Purché non sia scaletta. Altrimenti che sia tutta pubblicità, come le emittenti che trasmettono solo televendite. E allora tante buone proposte di acquisto per tutti! Ma se si vuole proprio cambiare per davvero, senza cedere all’ubbia da televisione spenta, si cambi un po’. Innovazione senza dover fare necessariamente della cultura, mutamenti a piccoli passi, cose piccole che possono dare il via ad un tempo nuovo. Prima o poi, le cose dovranno cambiare. Per ora ci si può solo consolare con canzoni allegre di Sharam Shabpareh.