Il governo libanese non è riuscito a nominare un sostituto del governatore della Banca centrale. L’ex governatore Riad Salameh, nella foto, 72 anni, lascerà l’incarico lunedì dopo 30 anni al vertice dell’istituto.
La riunione dell’esecutivo che si sarebbe dovuta tenere ieri per discutere la scelta di un nuovo governatore è stata annullata perché erano assenti troppi ministri. Dopo essere stato lodato per le sue politiche efficaci, Salameh è finito in una serie di inchieste in patria e all’estero che lo vedono imputato per appropriazione indebita di fondi pubblici. Lui ha sempre negato ogni addebito.
La legge libanese prevede che, in assenza di un governatore, il più anziano dei quattro vice governatori della Banca centrale ne occupi il posto ad interim. Tutti e quattro i vicegovernatori si sono però rifiutati di occupare il vertice della Banca centrale e hanno minacciato di dimettersi se non verrà nominato un governatore effettivo. Il primo ministro Najib Mikati deve far fronte a numerose controversie politiche che gli impediscono di trovare un sostituto per Salameh. Questo dossier dev’essere affrontato mentre il Paese deve fare i conti con la mancanza di un capo dello Stato dopo la fine del mandato di Michel Aoun il 31 ottobre 2022. Finora, nonostante dodici sessioni elettorali, i leader delle principali fazioni libanesi non sono riusciti a trovare un accordo su un nome. Ciò impedisce anche l’approvazione delle riforme richieste dai finanziatori internazionali per sbloccare miliardi di dollari necessari per salvare l’economia. A giugno, il Fondo monetario internazionale ha avvertito che la mancata attuazione delle riforme da parte del Libano potrebbe avere conseguenze “irreversibili” e compromettere ulteriormente la stabilità economica e sociale.