
(di Tiziano Rapanà) E le imprese suonano la grancassa del virtuosismo, che non è solo afflato per la produttività. Ma è anche corsa all’armamentario valoriale, alla solidità e all’etica della comunicazione. Respiro di una vita che non si fa corrompere dalle paturnie dello schema classico delle cose comuni, c’è altro dall’aspettato. E non è il suo contrario, è lo scegliere sensatamente di anteporre il bene comune ad un business feroce. Perché il bene porta bellezza e si fa autostrada virtuosa per l’approdo al rendimento. Così Orogel, marchio insigne della produzione di surgelati in Italia, ha voluto aumentare del 5% gli stipendi a tutti i propri dipendenti. E questo vale per “tutte le società della sua filiera agroalimentare” ed è stato raggiunto “in accordo con le organizzazioni territoriali FAI, FLAI, UILA, anticipando i rinnovi contrattuali”. “Il Consiglio di Orogel”, spiega il presidente Bruno Piraccini (nella foto), “ha ritenuto di mettere in campo ogni energia disponibile per far fronte ad una situazione drammatica su più fronti e per contribuire a ridurre i disagi di un intero territorio. Anche in questa situazione, il nostro operato affonda le proprie radici nei valori che guidano le nostre scelte, avendo sempre in mente l’importanza del forte legame con la nostra base sociale, con i dipendenti e con il nostro territorio”. Orogel è sempre in prima linea per la sua Romagna. Non è la prima azione proba per la propria terra. Recentemente ha stanziato tre milioni di euro in soccorso agli agricoltori (per i campi danneggiati dalle inondazioni), oltre ad altri aiuti destinati a 40 famiglie di lavoratori (per le case danneggiate).