Il factoring salva le imprese in difficoltà che diversamente non troverebbero finanza nel sistema bancario ordinario. Nel mondo dei player creditizi, infatti, si sta facendo strada sempre più la via degli operatori alternativi, tanto che la stessa Banca d’Italia ha sollecitato un approccio proattivo e più favorevole per aiutare le pmi grazie al factoring.
Con questi nuovi modelli di business, volti a sostenere imprese in difficoltà finanziaria ma con prospettive di rilancio, le società specializzate nel factoring, ovvero l’anticipazione dei crediti commerciali delle imprese, hanno fatto crescere significativamente il canale alternativo a quello bancario che, come ammette la stessa Banca d’Italia, può rappresentare soprattutto per le Pmi contrassegnate da vincoli finanziari più rigidi una vera ancora di salvezza. Il riconoscimento è esplicito e proviene dalle affermazioni della vice direttrice generale della Banca d’Italia, Alessandra Perazzelli, che in occasione della assemblea di Assifact ha puntato l’attenzione su quanto il factoring e gli operatori del settore stiano facendo per sostenere il sistema imprenditoriale in situazioni che nei canali ordinari verrebbero messi alla porta a causa delle stringenti regole europee e di sistema.
La situazione congiunturale. Secondo Banca d’Italia, nel 2022 il Pil dell’area dell’euro è cresciuto del 3,5%, a fronte del 5,3% misurato alla fine del 2021, anno caratterizzato dalla decisa ripresa post-pandemica. L’economia italiana ha mostrato una crescita superiore rispetto alla media in entrambi gli anni, con un aumento del 7,0% nel 2021 e del 3,7% nel 2022. Quest’ultimo anno, tuttavia, è stato contraddistinto da numerosi eventi che continuano a generare incertezza e a pesare sulle prospettive di crescita dell’economia nei prossimi mesi. L’invasione russa dell’Ucraina, l’estrema volatilità dei prezzi delle materie prime energetiche, l’intonazione restrittiva delle politiche monetarie volte a tenere sotto controllo la tendenza dei prezzi nel medio periodo, sono stati affiancati da un generalizzato peggioramento delle condizioni dei mercati finanziari nel corso dei primi tre trimestri del 2022, seguiti da un nuovo, temporaneo peggioramento osservato a marzo 2023, in seguito alla crisi di alcuni intermediari bancari negli Stati Uniti e in Svizzera.
Il supporto al credito da parte del factoring. Tali circostanze hanno portato a una maggiore richiesta di credito da parte delle imprese, per soddisfare il fabbisogno di capitale circolante. In Italia, detto incremento è corrisposto a una lieve contrazione dei prestiti bancari alle imprese nel comparto ordinario, mentre i finanziamenti forniti dalle società finanziarie esibiscono una crescita sostenuta, fortemente trainata dal comparto del factoring. E infatti, in occasione dell’assemblea di Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori finanziari del factoring, Perazzelli ha sottolineato che, pur avendo i factor (cioè coloro che anticipano i crediti commerciali) aumentato l’approccio al rischio, non è cambiata la propensione a rappresentare un canale privilegiato per quelle imprese in difficoltà che si trovano nell’esigenza di avviare processi di ristrutturazione dei loro debiti.
Perché funziona il factoring. La peculiarità del sistema factoring è che l’attenzione ai parametri di affidabilità creditizia si sposta dalla finanziabilità del cliente, cioè colui che riceve la linea di credito, alla qualità del debitore ceduto (cioè colui che pagherà il rientro della linea di credito), che normalmente è soggetto solido e solvibile. Così, anche se un’impresa è a rischio e ha posizioni incagliate per debiti pregressi con il sistema bancario può anticipare i crediti commerciali futuri e ricevere nuova finanza per le future commesse e ricavi che prevede di generare, sostenendo così la propria esigenza di liquidità.
In questo modo le imprese più a rischio ma con prospettive di risanamento possono coprire i loro fabbisogni di capitale circolante aprendo linee di credito sorrette da loro fatturati, anche in prospettiva futura. Il sistema è apprezzato anche in molti contesti giudiziari poiché i tribunali possono, su richiesta del debitore in crisi, concedere la prededucibilità della linea di credito sia nella nuova Composizione negoziata della crisi d’impresa sia nell’ambito di un’altra procedura concorsuale prevista dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (Ccii, dlgs 14/2019).
I dati di BankItalia: factoring sistema trainante. Il factoring la fa da padrone. Si conferma in tale comparto un trend di espansione a livello nazionale (+15% nel 2022) e una consistenza elevata anche nel confronto europeo (rapporto tra volume di factoring e Pil superiore al 14% in Italia rispetto al 12,3% della media Europea). Il trend positivo dei volumi si è riflesso anche sul conto economico degli intermediari specializzati, che ha beneficiato anche della dinamica dei tassi di interesse, il cui incremento è stato assorbito almeno in parte dalle imprese. Gli indicatori di deterioramento del credito, in termini di stock di sofferenze e inadempienze probabili, non hanno finora risentito del contesto congiunturale. Con riferimento alla composizione dell’erogato, emerge la quota preponderante di operazioni pro-soluto, prossima al 70%: è indice di un generale e significativo trasferimento del rischio di credito dalle imprese agli intermediari che, a loro volta, fanno crescente ricorso alla collaborazione con compagnie di assicurazione crediti (pro-soluto assicurato) o ad altre forme di mitigazione del rischio.
I dati a disposizione della vigilanza mettono quindi in evidenza che i fattori congiunturali di contesto e le connesse condizioni di incertezza, che pure hanno generato un aumento del costo dei finanziamenti e condizioni di accesso al credito più restrittive, per il momento non si sono riflessi sul rischio creditizio degli intermediari.
Negli approfondimenti condotti e nei confronti con gli operatori, gli intermediari specializzati nel factoring hanno segnalato di aver rafforzato il monitoraggio verso le imprese più esposte agli effetti delle incertezze del quadro macroeconomico, anche attraverso un aggiornamento delle politiche creditizie.
I tassi di crescita del factoring sono un segnale evidente che su questo strumento le imprese, soprattutto le pmi, continuano a puntare, spinte dalla costante necessità di smobilizzare il fatturato in tempi rapidi e dall’esigenza pressante di allentare le tensioni finanziarie legate alle tempistiche di pagamento.
Vince anche nella digitalizzazione del credito. Il settore del factoring ha poi un’ulteriore peculiarità poiché è molto più smart.
Esso, infatti, privilegia i canali digitali accelerando i processi di erogazione controllo del credito e quindi diventando più flessibile per le stesse imprese che vengono finanziate. Un esempio tangibile sono le fatture commerciali cedute attraverso canali digitali (cosiddetto invoice trading) che consente al factoring di esprimere le proprie potenzialità su ambienti di marketplace e su piattaforme online in grado di renderlo ancora più accessibile, ampliandone il proprio raggio di azione e il bacino di utenza, oltre a ridurne i tempi.
In particolare, le piattaforme digitali e l’introduzione di tecnologie innovative, come quelle che consentono la profilazione dei clienti attraverso l’analisi di ingenti quantità di dati (Big Data Analytics), hanno completamente stravolto le dinamiche di funzionamento del factoring, semplificando e velocizzando la circolazione del credito. In primo luogo, tali piattaforme permettono di superare il ricorso a scambi documentali fisici, in favore di una più immediata consultazione e condivisione delle informazioni relative alle fatture. Inoltre, mettendo in relazione una pluralità di potenziali cedenti con molteplici possibili cessionari, favoriscono la nascita di varianti nuove rispetto al modello negoziale tradizionale, consentendo ai primi di trasferire le proprie attività alle migliori condizioni offerte sulla piattaforma. Ciò ha consentito anche di sviluppare il credito di filiera (supply chain finance), dove il ruolo chiave è svolto da imprese di grandi dimensioni che danno la possibilità ai propri fornitori di vedersi anticipare il credito dagli investitori accreditati nella piattaforma (reverse factoring).
Il risultato finale è un accesso più facile, rapido ed efficiente alle soluzioni di finanziamento offerte dal mercato del factoring che, conseguentemente, cessa di rivolgersi alle sole imprese di dimensione più elevata per individuare nelle imprese minori, “naturali utilizzatori” di tale contratto, i suoi principali interlocutori.
Marcello Pollio e Filippo Pongiglione, ItaliaOggi Sette