Redditometri, studi di settore ed indagini finanziarie fanno flop: anche nel 2022 pochi gli accertamenti eseguiti ed incassi ridotti all’osso.
Il numero di accertamenti sintetici (noti anche come redditometro) sebbene in lievissimo aumento nel 2022 (352 atti rispetto ai 322 del 2021) ha registrato un gettito nell’anno di soli 300 mila euro; stessa sorte per le indagini finanziarie con un numero di soggetti coinvolti in riduzione rispetto al 2021 ed una maggiore imposta accertata di 209 milioni di euro.
Disfatta anche per l’attività di controllo svolta attraverso gli studi di settore con 358 accertamenti eseguiti e 8 milioni di euro di maggiore imposta rilevata.
Questi sono i numeri resi disponibili dall’Agenzia delle entrate ed evidenziati dalla Corte dei conti nel relazione sul rendiconto generale dello Stato 2022, documento pubblicato lo scorso 28 giugno, in merito all’attività di accertamento effettuata tramite gli strumenti citati (si veda ItaliaOggi di ieri).
Dall’analisi dei dati risulta evidente la scelta dell’Agenzia delle entrate di non concentrare tempo e risorse in determinate arrivata di controllo ormai considerate poco performanti.
L’accertamento sintetico, disciplinato dall’articolo 38 del dpr 600 del 1973 che permette la ricostruzione del reddito complessivo del contribuente sulla base delle spese da questi effettuate nel corso del periodo d’imposta, è infatti strumento in abbandono con atti emessi che passano dai quasi tremila dell’annualità 2018 ai soli 352 del 2022.
In pesante calo anche l’utilizzo delle indagini finanziare che vedevano nel 2010 oltre 11 mila soggetti controllati ridotti ora a poco meno di 2000 con 3643 accertamenti prodotti (dato in aumento rispetto al 2021 che chiudeva con 1691 atti) ed una maggior imposta accertata di 209 milioni di euro.
In contrazione, sotto tutti gli aspetti, anche la performance in termini di accertamento degli studi di settore. Il numero di accertamenti eseguiti tramite lo strumento è infatti passato dai circa 1800 del 2018 ai soli 358 del 2022 ed una maggiore imposta accertata anch’essa in costante remissione che passa dai 18 milioni del 2018 ai soli 8 del 2022.
La Corte nel documento sottolinea come l’attività dell’Agenzia delle entrate negli ultimi anni abbia puntato principalmente alla compliance piuttosto che su strumenti giudicati poco performanti e dunque in fase di abbandono (redditometro in primis). La compliance infatti è strumento in grande ascesa che permette ai contribuenti la possibilità di regolarizzare in autonomia la propria posizione fiscale attraverso il ravvedimento operoso e al contempo aumenta la velocità degli incassi per l’erario e snellisce la gestione dell’attività di controllo, di fatto demandata ai contribuenti stessi.
Va detto però che se in termini di accertamento vi è un sostanziale abbandono di determinati strumenti, un effetto benefico indiretto si ritrae dall’utilizzo di altri strumenti come gli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa), indicatori che, misurando attraverso un metodo statistico-economico, dati e informazioni relativi a più periodi d’imposta, forniscono una valutazione di sintesi (su una scala di valori che va da 1 a 10) tramite la quale è possibile da parte del contribuente verificare la normalità e la coerenza della gestione professionale o aziendale, correlando ad esse specifici benefìci. Il numero di soggetti che hanno dichiarato maggiori componenti positivi per migliorare il profilo di affidabilità è infatti passato dai 109.025 del 2020 ai 143.106 con un maggior base imponibile di 1.746.132 euro rispetto ai 1.188.238 del 2020 ed un valore medio di 12.202 euro.
Giuliano Mandolesi, ItaliaOggi