L’economia della Lombardia è cresciuta a ritmi sostenuti nel 2022, con un aumento del prodotto regionale stimato al 3,8%, leggermente superiore a quello nazionale del 3,7%. La crescita robusta del biennio 2021‑22 ha portato il Pil lombardo a superare il livello del 2019 del 3,4%, un valore superiore a quello registrato dall’economia italiana nel suo complesso (1%). Lo rileva la Banca d’Italia nel Rapporto annuale sull’economia della Lombardia.L’inflazione in Lombardia, emerge dal Rapporto, è passata dal 4,1% nel mese di gennaio del 2022 all’11% in dicembre; è scesa al 7,5% a marzo 2023, riflettendo il calo dei prezzi energetici.
Nell’industria è proseguita l’espansione della produzione (6,3% rispetto al 2021) e del fatturato a prezzi costanti (2,5%). Le esportazioni hanno continuato a sostenere l’attività, con una crescita del 5,3% a prezzi costanti, in linea con la domanda potenziale. Per il 2023 l’Indagine della Banca d’Italia rileva attese di una contenuta diminuzione delle vendite delle imprese. Permangono difficoltà nel reperimento di input produttivi diversi dall’energia. Gli investimenti sono aumentati a tassi elevati anche nel 2022 (5,4% a valori costanti), mentre per il 2023 la maggioranza delle imprese ne prevede una riduzione. Nell’ultimo biennio la crescita del fatturato è stata più sostenuta per le imprese che negli anni precedenti avevano realizzato maggiori investimenti e per quelle che avevano investito in tecnologie digitali avanzate.
Nel 2022 il reddito delle famiglie lombarde è cresciuto del 6,3% a valori correnti, beneficiando della ripresa dell’occupazione, ma il potere d’acquisto si è ridotto a causa del concomitante forte aumento dei prezzi. I consumi hanno continuato a crescere (del 6,1% a valori costanti), ma sono rimasti ancora inferiori ai livelli del 2019.
L’indebitamento delle famiglie verso il sistema creditizio è aumentato del 4,7% nell’anno. La crescita dei tassi di interesse (per i nuovi mutui al 3,3% a fine anno, dall’1,7 a dicembre 2021) e criteri di erogazione più selettivi hanno però indebolito la dinamica dei nuovi finanziamenti. In base alle nostre stime, per i mutui a tasso variabile, una crescita di 3 punti percentuali dei tassi di interesse determinerebbe un aumento della rata mediana di 127 euro mensili, pari a circa il 4% del reddito mediano delle famiglie indebitate.