Un progetto pilota per l’applicazione delle tecnologie aerospaziali alle attività di monitoraggio e individuazione di cumuli di plastica sul territorio e nel mare. Presentato ieri all’Ocean Live Park, nel quadro di The Ocean Race – Genova The Grand Finale, “Eyes on Plastic”, l’ambizioso progetto che vede Genova come città pilota a livello internazionale, al quale stanno lavorando Esa (Agenzia Spaziale Europea), Enel (nella foto, l’a. d. Flavio Cattaneo) e Comune di Genova attraverso un Protocollo d’intesa per contrastare il fenomeno delle plastiche abbandonate in mare e nell’ambiente.
Cruciale in questi termini il contributo che innovazione e ricerca aerospaziale possono dare per realizzare una transizione “giusta”: l’idea di “Eyes on Plastic” nasce nel 2020 per fare un tracking della plastica nell’ottica di recuperarla e inserirla in un indotto economico. La scelta di Esa è ricaduta su Genova per il reciproco interesse che i due soggetti danno alle tematiche ambientali e all’utilizzo di nuove soluzioni applicative per aumentare la sostenibilità del sistema.
Il progetto mira all’implementazione di soluzioni ad alta tecnologia per l’individuazione di cumuli di plastiche che giacciono in mare e nelle aree golenali dei corsi d’acqua. Soluzioni Green che, appositamente incrociate con le immagini registrate dalle telecamere gestite dal Comune di Genova con finalità di sicurezza e Protezione Civile, consentiranno di sviluppare flussi di dati dall’analisi dei quali sarà possibile geolocalizzare i cumuli di rifiuti plastici. In particolare, si lavorerà alla realizzazione di una web application con la quale sarà possibile fare la propria segnalazione, contribuendo così alla risoluzione del problema grazie anche alla preziosa collaborazione di altri attori territoriali e del mare quali pescatori e cooperative sociali. Il progetto “Eyes on Plastic” non prevede soltanto la raccolta delle plastiche abbandonate nell’ambiente, ma anche la loro immissione in un processo industriale di recupero e valorizzazione delle risorse, nell’ottica di coniugare alla dimensione di tutela ambientale anche quella, altrettanto significativa, di sviluppo economico.
Al convegno è intervenuto anche Stefan Raimund, Scientific Officer di Ocean Race, che ha raccontato come le navi in gara siano dei veri e propri laboratori itineranti di ricerca e monitoraggio della qualità dell’acqua marina, individuando la presenza di sostanze inquinanti e microplastiche. In particolare, con un modernissimo sistema di pompe montate a bordo, l’acqua raccolta viene filtrata più volte e inserita in piccoli contenitori che saranno inviati a Southampton, in Inghilterra, per analizzare il quantitativo di microplastiche presenti nelle acque di tutto il mondo attraversate da Ocean Race. Dalle prime analisi emerge che rispetto alla scorsa edizione della regata, in alcune porzioni di oceano il quantitativo di microplastiche risulta aumentato dalle 10 alle 80 volte, a testimonianza della preoccupante gravità del problema.