L’ulteriore rialzo di 25 punti base dei tassi di interesse deciso nei giorni scorsi dalla Banca centrale europea, che porta il tasso di interesse di riferimento sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4% e che si aggiunge ai sette rialzi da luglio 2022, pesa come un macigno sulle tasche delle famiglie e sui bilanci delle imprese. Secondo i calcoli degli analisti di MutuiOnline.it, rispetto a gennaio dello scorso anno la rata di un mutuo variabile, a seguito del nuovo rialzo, farà registrare un incremento del 72% mentre a giudizio degli esperti di Facile.it la corsa dei tassi potrebbe non essere finita tenendo conto delle dichiarazioni di Christine Lagarde, presidente della Bce, e considerato che, secondo le aspettative di mercato, il picco dell’Euribor verrà raggiunto a settembre prossimo. Tale scenario, come rilevato da Crif, sta comportando la continua contrazione della domanda di mutui immobiliari. Scendono, quindi, in campo anche le associazioni dei consumatori per “misurare” gli effetti della decisione della Bce.
Tasso fisso più conveniente. In base ai calcoli effettuati da MutuiOnline.it, rispetto a gennaio 2022 la rata di un mutuo variabile da 160 mila euro, a 30 anni, aumenterà di 339 euro al mese. Alla luce di ciò, i tassi variabili risultano ormai molto meno convenienti rispetto al tasso fisso, infatti nello scorso mese di maggio il tasso variabile medio delle richieste raggiunge il 4,36%, mentre il fisso è stabile al 3,70%. Pertanto, si sono dimezzate le richieste di tasso variabile (7,6%) rispetto al primo trimestre dell’anno (14,7%) con i mutui a tasso fisso che oggi rappresentano il 91,2% delle richieste, dato più alto degli ultimi quattro anni. «La Bce vuole giustamente rimarcare a più riprese la sua indipendenza verso la Fed ma non può fare i conti solo con l’inflazione, deve guardare anche alla velocità relativa dell’economia europea rispetto a quella americana dove diventano sempre più concreti i rischi di una recessione imminente di tutta la regione, con una Germania già in recessione tecnica» osserva Alessio Santarelli, direttore generale della divisione broking del gruppo MutuiOnline e ad di MutuiOnline spa, «lo spazio di manovra è ormai finito, nel frattempo chi ha bisogno di un mutuo oggi deve ricordarsi che i tassi fissi presentano costi storicamente più che accettabili, confrontando le offerte si riesce a trovare il tasso fisso anche sotto il 3%». In questo contesto, sono prevalentemente i consumatori con le fasce di reddito più elevate che richiedono dei mutui.
La corsa dei tassi potrebbe continuare. Guardando alle aspettative di mercato, gli aumenti potrebbero continuare ancora. Gli esperti di Facile.it prevedono che l’Euribor a tre mesi raggiungerà il suo picco nel prossimo settembre arrivando al 3,84%. Dopo il picco di settembre, sempre secondo le aspettative, il trend dovrebbe invertirsi e i tassi iniziare a calare tanto è vero che le quotazioni di giugno 2024 stimano l’Euribor a 3 mesi intorno al 3,42%. In tale contesto, appare importante la proroga decisa dal governo delle agevolazioni per gli under 36 costituite da misure di garanzia fino all’80% per i mutui prima casa destinati ai giovani. Da quando è stata introdotta, la misura ha consentito a numerosi under 36 di accedere a condizioni vantaggiose alla sottoscrizione del mutuo prima casa, tanto che, secondo l’analisi di Facile.it, se nel primo semestre 2021 i richiedenti con meno di 36 anni rappresentavano il 43,4% delle richieste totali di mutui prima casa, tra gennaio e maggio 2023 tale valore ha raggiunto il 51,3%.
Si riduce la domanda di mutui immobiliari. Tra gli analisti serpeggiava già la previsione circa il nuovo aumento dei tassi di interesse da parte della Bce per riportare sotto controllo l’inflazione. «Tutto ciò sta portando a delle ripercussioni su famiglie e imprese che soffrono il caro vita» commenta Simone Capecchi, executive director di Crif, «ciò che rileviamo è una continua contrazione della domanda di mutui immobiliari che a maggio di quest’anno tocca il -24,4%. Notiamo che l’atteggiamento prudente di chi li sottoscrive si ripercuote anche sull’importo medio che si contrae del -2,4%, per un valore pari a 143.390 euro. Tuttavia, va anche detto che era parecchio tempo che i tassi dei mutui erano estremamente bassi e forse ci eravamo abituati molto bene, con tassi dell’1% o addirittura sotto e questa non era una situazione che poteva durare all’infinito. Va un pochino meglio sui prestiti dove c’è un incremento complessivo del 4,5% a maggio, anche se l’importo medio cala del -1,9%, attestandosi a 8.554 euro. Con l’aumento del costo del denaro è quasi inevitabile che anche le imprese cerchino di richiedere meno soldi in prestito, notiamo inoltre che dopo tanti anni torna ad aumentare il rischio di non essere in grado di ripagare i debiti contratti. I dati ci dicono che le richieste di credito si sono contratte del -6% nel primo trimestre per le imprese individuali e del -2,4% per le società di capitali. Le imprese hanno costi non rinviabili e un bisogno di liquidità permanente, numeri del genere evidenziano una situazione di difficoltà. Inoltre, in questa fase storica il tasso di default delle aziende è tornato a crescere per la prima volta dopo 10 anni, anche se va detto che al momento resta contenuto, attestandosi intorno al 2%».
La stangata per i mutui più recenti. Il rincaro dei tassi colpirà in misura maggiore i mutui più recenti. «Un rincaro che, considerato che in Italia i piani di ammortamento sono alla francese, vale per chi ha sottoscritto da poco il contratto e ha ancora una quota di interessi molto alta ma che ovviamente va scemando man mano che il mutuo si avvicina alla sua scadenza e si paga quasi soltanto la quota capitale” osserva Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. A confermare che le prospettive nell’immediato futuro sono tutt’altro che rosee è anche il Codacons secondo cui, preso atto che i dati dell’Abi indicano che a maggio scorso il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato il 4,24%, l’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla Bce deve ancora trasferirsi sul mercato dei mutui e, quindi, sulle tasche delle famiglie.
Antonio Longo, ItaliaOggi Sette