La competizione tra varianti del Covid sta determinando la fine della pandemia. Lo ipotizzano due lavori scientifici dell’Università dell’Insubria pubblicati in questi giorni sulla rivista ‘European Journal of Internal Medicine’. Nell’articolato intitolato ‘Un viaggio da Wuhan alla variante Arcturus (XBB.1.6)’, viene analizzata l’evoluzione del virus dal 2000 a oggi e si racconta come la ‘gara’ tra le varianti stia aprendo un nuovo scenario di speranza. Un precedente articolo del 29 marzo aveva preso in esame gli effetti delle mutazioni sulla nuova variante Kraken.
Entrambi i lavori sono firmati dal professor Fabio Angeli con Martina Zappa, biotecnologa dell’Università dell’Insubria, e Paolo Verdecchia, ricercatore cardiovascolare di Perugia.”Nonostante il fatto che il meccanismo responsabile dell’infezione sia rimasto sostanzialmente immutato, l’evoluzione del virus osservata negli ultimi tre anni – commenta Fabio Angeli – è stata caratterizzata da numerose mutazioni che di fatto sono entrate in ‘guerra’ tra di loro. Ma negli ultimi mesi, questa competizione non ha portato alla dominanza assoluta di particolari varianti. Attualmente lo scenario pandemico è caratterizzato da un ‘brodo’ di diverse varianti, che fa ipotizzare (grazie ai risultati di complessi modelli matematici) una graduale riduzione nel tempo della probabilità di nuove mutazioni responsabili di maggiore diffusione ed aggressività del virus’. Lo studio dell’Insubria sta quindi ipotizzando che la competizione tra varianti possa decretare la fine della pandemia? «È verosimile – spiega Fabio Angeli – che ci stiamo dirigendo verso una nuova era in cui il virus pian piano ridurrà le sue caratteristiche di diffusività e letalità; questa ipotesi dovrà essere valutata nel tempo, continuando a monitorare il SARS-CoV-2 e cercando di spiegare gli effetti delle restrizioni e della vaccinazione anti-COVID-19 sulle mutazioni e caratteristiche del virus.