Ci sono quasi due giorni di differenza fra il tempo dedicato in media alla formazione dai dipendenti pubblici dell’Emilia Romagna e della Calabria durante il 2021. E’ quanto emerge da un rapporto Csel elaborato per l’Adnkronos che mostra come la regione meridionale si conferma maglia nera, con 0,18 giorni di formazione in un anno (meno di due ore), mentre al vertice Valle d’Aosta, Lombardia e Friuli Venezia Giulia – prime della classe in passato sono state scalzate dall’Emilia Romagna, i cui dipendenti pubblici hanno passato in aula poco circa 2 giorni (1,85). Seguono il Veneto (1,78), la Toscana (1,55), la Liguria (1,54), il Piemonte (1,42), la Sardegna(1,38), la Lombardia (1,24), Provincia autonoma di Trento (1,17), Umbria (1,03), Puglia (0,96) e Lazio (0,90).
Al di sotto della media nazionale, le restanti regioni. Friuli-Venezia Giulia (0,79), Valle D’aosta (0,78), Marche (0,64), Provincia autonoma di Bolzano (0,47), Molise (0,45), Abruzzo (0,41), Campania (0,36), Sicilia (0,28), Basilicata (0,21) e appunto Calabria (0,18).
I dati 2021 che riguardano il comparto funzioni locali evidenziano comunque come le differenze territoriali siano state meno marcate rispetto all’anno precedente. Nel 2020 la forbice vedeva ai due estremi i dipendenti degli enti territoriali della Valle d’Aosta, che avevano trascorso mediamente 3,16 giorni in aula, e quelli calabresi, fermi a quota 0,16, con uno scarto di ben 3 giorni.
In uno scenario in cui nel 2021 i dipendenti pubblici italiani hanno dedicato meno di un giorno all’anno in aula per la loro formazione, questa propensione si conferma tendenzialmente più alta tra le donne. L’analisi dei dati relativi alle ore dedicate nell’arco del 2021 alla formazione da parte dei dipendenti degli enti territoriali conferma una differenza dal punto di vista del genere già emersa dalle precedenti analisi della stessa natura. In generale, gli uomini hanno passato mediamente 2 ore in meno in aula rispetto alle colleghe donne: sette contro nove circa. Questo è vero in 14 regioni su 20. In controtendenza soltanto Lazio, Liguria, Piemonte, Trentino, Sicilia e Toscana, dove i rapporti sono invertiti.
Adnkronos