L’attenzione alle criptoattività cresce senza sosta, ma la regolamentazione non riesce a stargli dietro. Nel settore entrano sempre di più anche investitori istituzionali o retail, basti pensare che 59 tra le 100 più importanti banche mondiali hanno avviato progetti legati a questo mondo e che in Italia oltre 7 milioni di persone hanno posseduto o posseggono attualmente un asset cripto. Un mondo in rapidissima espansione, quindi, su cui la normativa fa enorme fatica a tenere il passo; il regolamento europeo MiCa, per esempio, è in discussione dal 2020 e già in tre anni il settore ha subito una vera e propria rivoluzione. Sono solo alcuni degli spunti emersi ieri durante la Mf Italian legal week, la tre giorni organizzata da Milano finanza dal titolo «Il futuro della legge – L’evoluzione della professione legale».
Criptovalute, blockchain, intelligenza artificiale e privacy sono stati i temi principali delle due tavole rotonde iniziali della giornata di ieri. Nella prima sono intervenuti: Giovanni Lombardi, general counsel di Illimity bank; Valeria Portale direttrice dell’osservatorio blockchain e web3 del politecnico di Milano; Laura Segni, responsabile legal advisory della divisione Imi corporate e investment banking di Intesa San Paolo e Sergio Zocchi, presidente di ItaliaFintech. Ad illustrare lo stato dell’arte dei cripto asset in Italia è stata la direttrice dell’osservatorio del politecnico: «a livello globale», le parole di Portale, «secondo una nostra survey realizzata sulle prime 100 banche mondiali, 59 hanno affermato di aver avviato progetti o iniziative legate al mondo cripto. In Italia, invece, circa 7 milioni di cittadini hanno dichiarato di aver posseduto o di possedere attualmente cripto asset e i possessori oggi sono più di tre milioni». Numeri che sono definiti «preoccupanti» dalla stessa Portale: «questo perché non sono accompagnati da un’educazione finanziaria corretta: la maggior parte dei 7 milioni di utenti, infatti, non sa cosa ha in tasca e, in generale, c’è una scarsissima conoscenza diffusa su un settore che sta crescendo sempre di più». Un aspetto che non viene aiutato dalla regolamentazione, che potrebbe essere un impulso a una maggiore conoscenza dei vari fenomeni legati a blockchain e criptovalute. Secondo Sergio Zocchi, «la regolamentazione non è rimasta al passo dell’innovazione nel campo delle criptoattività. Queta mancanza è un elemento di freno nell’adozione di certe tecnologie da parte dei clienti».
Nella seconda tavola rotonda, invece, l’attenzione si è focalizzata su privacy, cybersicurezza e intelligenza artificiale. Hanno preso parte alla discussione Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del garante per la protezione dei dati; Daniele Ciccolo, general counsel di Telepass; Gilda De Simone, chief legal officer di Snaitech; Claudio Rorato, direttore dell’osservatorio professionisti e innovazione digitale del politecnico di Milano e Vittorio Tommasone, lead counsel di Ibm consulting Italy. Durante il suo intervento, Feroni ha illustrato le linee guida che sta seguendo il garante, che «è impegnato a tempo pieno sull’enorme mole di dati che vengono trattati con sistemi di intelligenza artificiale. Siamo intervenuti», spiega ancora Feroni, «su molti temi, dal lavoro dei rider alle banche dati reputazionali». Dalla vicepresidente anche un racconto di vita vissuta delle operazioni del garante legate all’intelligenza artificiale: «Con il chatbot Replika ci siamo finti dei bambini di 11 anni e il chatbot ha continuato la conversazione, anche se il limite di età minimo è di 13 anni. Dobbiamo tutelare, quindi, soprattutto i soggetti più fragili».
Michele Damiani, ItaliaOggi