Nuove tecnologie, investimenti e scelte politiche non sono sufficienti per realizzare davvero una svolta green. E’ necessario anche un cambiamento nei comportamenti e nelle abitudini. Ma come si può vincere l’inerzia sociale, legata a vecchie consuetudini, che frena gli atteggiamenti più virtuosi? Una risposta a questa domanda la cercherà un nuovo progetto di ricerca di frontiera dell’Alma Mater di Bologna, guidato dall’economista Alessandro Tavoni, finanziato con 1,8 milioni di euro dallo European research council, attraverso il programma ‘Consolidator Grant’ dedicato a sostenere team di ricerca già avviati. Lo studio, chiamato ‘Green Tipping’, cercherà proprio di “mettere a punto strategie per promuovere cambiamenti virtuosi, capaci di perpetuarsi a cascata a livello sociale”. Spiega Tavoni: “Sappiamo che è molto difficile spingere le persone ad abbandonare comportamenti radicati da tempo, inclusi quelli che perpetuano la dipendenza dalle fonti fossili. E questo limita l’efficacia delle scelte politiche, impedendo i cambiamenti che sarebbero necessari”. Per superare questo ostacolo, continua il ricercatore dell’Alma Mater, “si stanno studiando soluzioni per promuovere in modo mirato l’adozione di comportamenti virtuosi, fino ad arrivare a una soglia oltre la quale queste nuove abitudini in chiave sostenibile si diffondono autonomamente su tutta la popolazione”. Il termine specifico è ‘Social tipping interventions’, spiega l’Ateneo di Bologna, cioè “azioni che permettono di promuovere cambiamenti virtuosi, capaci di perpetuarsi a cascata a livello sociale”. Si tratta di un campo della ricerca ancora emergente, analizzato ad oggi solo a livello teorico o con esperimenti su piccola scala. Il progetto ‘Green Tipping’ punta quindi a “esplorare questi strumenti per arrivare a soluzioni che permettano di promuovere su larga scala cambiamenti in chiave sostenibile nei comportamenti individuali e sociali”. Nel corso dello studio, spiega Tavoni, “andremo a individuare le condizioni necessarie perché norme sociali oggi diffuse ma dannose per il clima possano essere abbandonate, e ne testeremo poi l’efficacia su una serie di campioni rappresentativi in paesi diversi. A partire dai dati raccolti, potremo poi affinare le soluzioni individuate con esperimenti di gruppo controllati su target specifici, valutando poi sul campo la loro capacità di diffusione a livello sociale”.