L’empatia può essere migliorata e allenata grazie all’intelligenza artificiale. Può sembrare un paradosso che proprio l’empatia trovi beneficio da un computer ma è quanto riportano i ricercatori dell’Università di Washington sulla rivista Nature Machine Intelligence. Uno studio su TalkLife, la più ampia piattaforma dove le persone si danno reciprocamente supporto per la salute mentale, ha utilizzato un sistema di intelligenza artificiale che suggeriva modifiche alle risposte dei partecipanti per renderli più empatici. Il sistema ha aiutato le persone a comunicare l’empatia in modo più efficace rispetto alla formazione tradizionale. Dai risultati emerge che le migliori risposte sono il risultato di una collaborazione tra AI e persone. L’autore Tim Althoff, assistente professore presso la Paul G. Allen School of Computer Science & Engineering, spiega in un articolo come si addestra un’intelligenza artificiale a “conoscere” l’empatia: “Abbiamo lavorato con due psicologi clinici, Adam Miner della Stanford University e David Atkins della UW School of Medicine, per comprendere la ricerca alla base dell’empatia e adattare le scale di empatia esistenti all’impostazione asincrona e testuale del supporto online su TalkLife. Quindi abbiamo chiesto alle persone di annotare 10.000 risposte di TalkLife per vari aspetti dell’empatia per sviluppare modelli di intelligenza artificiale in grado di misurare il livello di empatia espressa nel testo. Per insegnare all’intelligenza artificiale a fornire feedback attuabili e suggerimenti concreti, abbiamo sviluppato un sistema basato sull’apprendimento per rinforzo. Questi sistemi hanno bisogno di molti dati per essere addestrati e, sebbene l’empatia non sia espressa tutte le volte che vorremmo su piattaforme come TalkLife, abbiamo comunque trovato migliaia di buoni esempi. Il nostro sistema impara da questi per generare un utile feedback empatico”. Lo studio randomizzato ha dimostrato che i sostenitori tra pari con accesso al feedback esprimevano tra il 20% e il 40% in più di empatia rispetto ai sostenitori nel gruppo di controllo che non avevano accesso a tale feedback. Tra i partecipanti, il 69% dei sostenitori tra pari ha riferito di sentirsi più sicuro nello scrivere risposte di supporto dopo questo studio, indicando una maggiore autoefficacia. Allo stesso tempo, i ricercator hanno osservato che i sostenitori tra pari non sono diventati eccessivamente dipendenti dall’IA. Ad esempio, i sostenitori hanno usato il feedback indirettamente come ispirazione più ampia piuttosto che seguire “ciecamente” le raccomandazioni e hanno anche segnalato il feedback nei pochi casi in cui non è stato utile o addirittura inappropriato. il nostro studio mostra che la collaborazione tra uomo e intelligenza artificiale può essere efficace anche per compiti complessi e aperti come avere conversazioni empatiche, ha dichiarato l’autore Tim Althoff.